Senza multe stradali i bilanci dei Comuni rischiano di saltare. Soprattutto quelli di quattro grandi città: Milano, Roma, Firenze e Bologna. Lo dicono chiaramente i dati del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope), l’archivio della Ragioneria generale dello Stato che contiene tutti i numeri sui conti degli enti locali del nostro Paese: le sanzioni comminate da vigili urbani e ausiliari del traffico sono una vera tassa occulta, che fa da pilastro ai bilanci firmati da molti sindaci. Nelle dieci principali città italiane valgono 498 milioni di euro, poco meno di mezzo miliardo. E, in alcuni casi, questi incassi sono così alti da essere paragonabili a quello che le amministrazioni prelevano con Imu, addizionale Irpef e tassa sui rifiuti. Hanno, insomma, le sembianze inquietanti di una tassa occulta.
I numeri più impressionanti sono quelli di Milano. Il capoluogo lombardo è la capitale italiana delle multe: Roma, in questa classifica, è ormai stabilmente superata da diverse stagioni. Addirittura, nel 2015 è stata sfondata la soglia dei 200 milioni di euro di incassi, scesi poi a 157 milioni a fine 2016. Questi numeri così elevati, però, portano un effetto collaterale. Se confrontate con le entrate tributarie (Imu, addizionale Irpef, Tasi), le multe qui pesano addirittura il 12,2%: sono, cioè, una vera e propria tassa occulta che i cittadini pagano al Comune in modo sistematico. Per fare un confronto, a Milano l’addizionale Irpef vale 198 milioni di euro e l’imposta di soggiorno 41,4 milioni.
E non è una caso che, con questi numeri, molte amministrazioni impostino i loro bilanci di previsione proprio sugli incassi da multe: quando si fanno le stime sull’andamento finanziario del Comune, vengono cioè fissati obiettivi parecchio alti che, nel corso dell’anno, vanno poi centrati per tenere in piedi l’ente.