Nuovi sviluppi sul caso Muse. È la stessa band a diffondere un comunicato di smentita alle dichiarazioni diffuse ieri dal frontman Matt Bellamy in merito alle presunte tangenti pagate per l’allestimento del live di Roma. Una somma di alcune migliaia di euro sborsata per ottenere i permessi sull’utilizzo dei fuochi artificiali.
Oggi la comunicazione ufficiale con cui si nega qualunque episodio di corruzione: “Sono state pagate le tasse previste per il lavoro fatto da tecnici e ingegneri esterni all’organizzazione per ottenere i necessari permessi dalle autorità locali. Questo riguarda anche i fuochi d’artificio – prosegue la nota – e i certificati di sicurezza in linea con gli standard adottati per tutti i gruppi che si esibiscono in Italia, in aggiunta ai certificati già approvati dalle autorità negli altri paesi europei dove i Muse si sono esibiti quest’estate”.
Il messaggio della band si somma alla replica già diffusa nella giornata di ieri da Vivo Concerti, promoter nazionale. La società aveva fatto sapere che “rispetto a quanto riportato da vari organi di stampa, la licenza è stata concessa dalle autorità competenti dopo le opportune verifiche che hanno dimostrato che tutto era sicuro e regolare e dopo aver puntualmente messo in atto ed ottemperato ad ogni disposizione di sicurezza e accorgimento tecnico richiestoci, come è successo in tutte le altre città”.
Due comunicati in poche ore. I soggetti interessati prendono le distanze dallo sfogo del cantante, ma sarà comunque la Questura di Roma a fare luce sull’accaduto.
Riccardo Rapezzi