“Fallisci subito e presto avrai successo!” è questa la filosofia che anima la Silicon Valley. Se pensate che Google premia con una somma di denaro i developer che abbandonano progetti fallimentari per concentrarsi su qualcosa di nuovo, avete la sintesi di questa diversa prospettiva, che invece che condannare il fallimento, premia chi in ogni caso ha tentato, incoraggiandolo a provare( male che vada riceverà dei soldi). Per raggiungere grandi risultati infatti si sa che bisogna tentare molte strade, e spesso sulla via dell’ innovazione si va incontro a numerosi insuccessi, ma ognuno di questi è un passo in più verso l’ obiettivo.
“Sbagliando s’impara” ed è con questa filosofia che il curatore del Museo dei fallimenti, lo psicologo Samuel West, in Svezia, vicino a Malmoe, nella cittadina di Helsingborg, ha aperto questo spazio dedicato alle invenzioni tecnologiche che non hanno mai riscosso i favori che ci si aspettava o che si sono rivelate da subito un clamoroso errore. Seguendo il motto “Il fallimento è necessario per l’innovazione”, West ha raccolto oggetti e idee che dagli anni Settanta ai giorni nostri non si sono dimostrati vincenti, provenienti da alcuni fra i più grossi e ricchi marchi mondiali, 80 oggetti che ci raccontano che quello che il vero errore non è “non riuscire” ma sostanzialmente non tentare mai, perché la strada del progresso umano è costellata di fallimenti. Il museo racchiude innovazioni, assurde, divertenti, bizzarre ed in qualche caso solo sfortunate: i google glass per esempio che nonostante le attese di big G non hanno mai preso piede come previsto, il segway che avrebbe dovuto rivoluzionare la mobilità cittadina e viene invece utlizzato solo a fini turistici, il profumo aromatizzato alla motocicletta della Harley Davidson; la mai apprezzata Coca Cola al caffé; o la penna della BIC girls only; Nokia N’ Gage, la console ibrida di videogiochi della Nokia che nonostante le premesse si rivelò un assoluto fiasco. Accanto ad invenzioni strampalate come le lasagne della Colgate, anche invenzioni che hanno fatto la storia dell’innovazione come l’Apple Newton del 1993, il primo e fallimentare computer palmare dell’azienda di Cupertino, definito come l’antenato dell’iPhone, ma anche tecnologie non propriamente fallimentari come la macchina fotografica digitale di Kodak in vendita fino agli anni ’90, o il Betamax che prima di sparire completamente è riuscito a ricavarsi la sua fetta di mercato per 40 anni, prima di essere soppiantato totalmente da altre tecnologie. Un museo che vuole lanciare al visitatore un messaggio incoraggiante: gli errori sono necessari all’evoluzione e al progresso tecnologico e anche i grandi brand di successo possono sbagliare, per cui se avete un’ idea non abbiate paura di tentare.Il Museo dei Fallimenti aprirà il 7 giugno e sarà sempre a ingresso gratuito. Verranno inoltre organizzati tour e workshop su come apprendere dai propri errori e raggiungere la sicurezza psicologica necessaria all’innovazione.
Per maggiori informazioni visitate il sito del museo
Valentina Franci