Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di 6 mesi. «Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli – ha detto Musumeci – della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea».
Non stupisce che Marwa Mahmoud, uno dei volti nuovi che Elly Schlein ha voluto accanto a sé per cambiare volto al Partito democratico, abbia puntato tutto sulle parole che il governo Meloni non deve usare quando parla di migranti, sbarchi e accoglienza. In cima a quelle da mettere al bando ci sono emergenza e invasione. Questo perché, a detta sua, non sono così tanti i disperati che ogni anno sbarcano sulle nostre coste. “Siamo un Paese da 60 milioni di abitanti – dice – con i rifugiati censiti nel 2021, meno di 200mila non ci si riempie neanche il Circo Massimo”. Nemmeno irregolare va bene. “Nessun essere umano è irregolare”. Per la Mahmoud tutti quelli che “fuggono da crisi ambientali, persecuzioni politiche, conflitti e povertà” dovrebbero, infatti, poter entrare in Italia e l’Italia (guarda un po’) dovrebbe farsene carico. Come e con che soldi, mica lo dice.
La Mahmoud tace su molte cose. Per esempio sulle condizioni di migliaia di clandestini che vivono ai margini della società. Non sappiamo a Reggio Emilia, dove abita lei, come se la passino. Venga a farsi un giro in certi quartieri per vedere a cosa hanno portato anni di porti aperti e politiche buoniste. L’emergenza immigrazione va quasi sempre a braccetto con l’emergenza sicurezza. E non è possibile derubricare, come ha fatto il sindaco Beppe Sala, dicendo che “quasi tutte le grandi città del mondo vivono questi tipi di problemi”. Troppo comodo. Troppo comodo fare spallucce dopo che per anni governi di centrosinistra hanno voltato lo sguardo dall’altra parte in nome di un’accoglienza indiscriminata.
Mahmoud prima attacca il governo dicendo che non può “definire le persone col linguaggio usato per i cataclismi” e invitandolo a ridimensionare il linguaggio, poi filosofeggia spiegando che “non abbiamo di fronte solo e sempre migranti o richiedenti asilo ma braccia per lavorare”. Infine, la funambolica tesi sull’integrazione, cioè sui requisiti che fanno di una persona un italiano. “Non è avere un nonno nato in Italia – spiega – ma aver studiato qui, riconoscersi nella Costituzione, nella democrazia e nell’antifascismo”. A posto così: se c’è l’antifascismo, c’è tutto.
Tornando alla misura del governo viene giudicata «positivamente» dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto: «È giusto che il ministero dell’Interno e le istituzioni possano avere poteri speciali – dice Occhiuto – per affrontare e gestire un fenomeno complesso, destinato a non esaurirsi nel breve periodo e che sta mettendo a dura prova alcune Regioni del Sud, come la Calabria».
Lo stato di emergenza consentirà a tutte le strutture dello Stato di velocizzare l’iter di alcune procedure necessarie per avere a disposizione gli strumenti indispensabili a garantire sempre e in modo strutturale la prima accoglienza per i migranti che arrivano nel nostro Paese, e dunque nella nostra Regione».