Napoli. Fascicoli e processi manipolati: 26 arresti, tariffe da 1.500euro

26 ordinanze di custodia cautelare, di cui 3 in carcere, 22 ai domiciliari ed una misura interdittiva ad consulente tecnico iscritto all’albo della procura e del tribunale, sono state eseguite questa mattina dalle fiamme gialle di Napoli. Secondo gli investigatori, gli indagati occultavano o manifestavano fascicoli processuali in cambio di mazzette. E come magia, anche i fascicoli inerenti ai processi di camorra sono ‘spariti’ nel nulla. Forse per fare in modo che diversi reati contestati andassero in prescrizione?. Si spera che le ‘menti geniali’ non siano arrivate a questo punto. Tra gli arrestati figurano anche: 4 avvocati, 9cancellieri ed un ispettore della polizia, insomma coloro che in teoria dovrebbero far rispettare la legge ed invece sono i primi che la violano.  L’accusa per i ‘paladini della giustizia’ è a vario titolo di: associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, violazione del segreto istruttorio, occultamento di fascicoli processuali e accesso abusivo ai sistemi informatici. I reati sarebbero stati commessi in particolare presso la Corte d’Appello e il Tribunale di Sorveglianza. Ad ‘incastrare’ i ‘giustizieri’ ci sarebbero anche intercettazioni e anche riprese video, delle telecamere installate negli uffici della corte d’Appello, che documenterebbero accordi e scambi di denaro tra cancellieri e avvocati coinvolti nell’organizzazione. Secondo la procura, dalle investigazioni, emerge uno schema ricorrente:  il consulente tecnico, su incarico di un avvocato e dietro pagamento di mazzette avrebbe redatto perizie psichiatriche d’ufficio compiacenti a favore di un indagato gravato da numerosi procedimenti penali.

 

Nomi degli indagati.  L’inchiesta sui fascicoli manipolati ha portato in carcere due dipendenti della Corte d’Appello: Mariano Raimondi e Giancarlo Vivolo; un faccendiere, Vincenzo Michele Olivo. I quattro avvocati agli arresti domiciliari, invece, sono: Giancarlo Di Meglio, Fabio La Rotonda, Giorgio Pace e Stefano Zoff. Negli studi e nelle abitazioni dei legali sono in corso le perquisizioni alla presenza dei pubblici ministeri, come prevede la legge. Diversi i boss che avrebbero beneficiato della sparizione dei fascicoli o di singoli atti.

 

 

Insabbiamento del processo Troia, tariffa di 1.500 euro.  Millecinquecento euro per ogni ‘intervento’ su un fascicolo processuale per ottenere rinvii; ben 15mila euro, invece, per un ritardo di trasmissione degli atti che consentisse di evitare la fissazione immediata dell’udienza. Il ‘tariffario’ per le manipolazioni emerge da uno dei numerosi episodi accertati dalla Guardia di Finanza e ricostruiti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Paola Scandone al termine delle indagini sulla manipolazione dei documenti in alcuni uffici giudiziari di Napoli. Il caso in questione riguarda l’insabbiamento del processo a carico di Francesco Troia. Gli intermediari Vincenzo Michele Olivo e Francesco Di Matteo si accordarono con due dipendenti della Corte d’Appello, Giancarlo Vivolo e Mariano Raimondi, affinchè‚ il procedimento riguardante Francesco Troia, condannato in primo grado, fosse assegnato, in seguito ad impugnazione, alla V sezione della Corte d’Appello in cambio di 1500 euro. Un nuovo accordo, costato 15.000 euro, consentito di ritardare la trasmissione degli atti al presidente della sezione per evitare una fissazione immediata dell’udienza; fissata finalmente l’udienza, fu pattuita la somma di 1.500 euro per ogni ulteriore intervento sul fascicolo per ottenere rinvii.

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