‘Napoli di fatto è al dissesto, le passività superano i 5 miliardi di euro, in queste condizioni il sindaco diventa un commissario liquidatore. Servirebbe un nuovo patto per la città come è stato fatto per Roma. Tutto per aria a Napoli. La coalizione c’è, il candidato non più e non ancora. Quello partenopeo per ora è l’unico capoluogo che andrà al voto autunnale ad aver ufficializzato l’alleanza giallorossa, scolpita ieri da un accordo tra i vertici locali di Pd e M5S, e benedetta da Luigi Di Maio in persona: ‘Abbiamo suggellato un patto ambizioso, correremo insieme’.
Ma con un colpo di scena in extremis il candidato più accreditato e ‘trasversale’, l’ex rettore e ministro dell’Università del governo Conte Due, Gaetano Manfredi, si ritira. Con una lettera accorata che motiva la sua ‘riflessione’ dopo giorni di silenzio.
‘Napoli è la mia forza e il mio dolore, la città dove mi sono formato, che ha ispirato la mia vita e reso l’uomo che sono’, scrive. Ma così è ingovernabile: debiti e crediti inesigibili per miliardi, partecipate ‘in piena crisi’, macchina amministrativa ‘povera di personale e competenze’. Solo un intervento legislativo di riequilibro, un immediato incisivo e concreto privo di artifici contabili può salvarla’. In sostanza, servirebbe un patto istituzionale che vada oltre il ‘campo progressista’. E un decreto ad hoc come è stato per Roma nel 2019. ‘Nella Capitale c’è stato il ‘Salvaroma’ – avrebbe confidato agli amici più stretti – A Napoli, senza una soluzione politica sarà difficile per il prossimo sindaco, chiunque sia, sfuggire al default’. La partita, insomma, si gioca tra governo e Parlamento. Appello subito raccolto da Roberto Fico: ‘Da presidente della Camera condivido, il dissesto di Napoli riguarda tutti i partiti politici’. Poi garantisce che il percorso dell’alleanza andrà avanti. E dal Nazareno di Enrico Letta trapela che si tratta di ‘preoccupazioni giuste e ragionevoli di cui il Pd si farà carico’.
Per candidarsi l’ex rettore dell’università Federico II avrebbe voluto ‘garanzie’ da Roma sulla possibilità di una road map di ristrutturazione o rateizzazione del debito partenopeo: una somma stratosferica equivalente alla metà dei debiti di tutti i comuni italiani complessivamente.
‘La rinuncia di Manfredi e, soprattutto, la motivazione addotta certifica il fallimento delle Amministrazioni comunali di centrosinistra degli ultimi trent’anni. Napoli è al default ed è ingovernabile per responsabilità che si possono imputare unicamente al centrosinistra e a De Magistris, perché il centrodestra non ha mai governato la Capitale del Sud. È evidente, inoltre, che ormai occorre un intervento governativo con un ‘salva Napoli’, ma anche a questo proposito c’è una responsabilità di quei partiti politici che sono stati e sono in maggioranza a livello nazionale’, dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, Commissario regionale di FdI in Campania.