La comunità scientifica internazionale si è mobilitata all’indomani dell’incendio che ha distrutto parte della Città della Scienza di Napoli. Questo evento è una ferita profonda per Napoli e per l’intera comunità nazionale. In poche ore sono andati distrutti anni di lavoro, di sacrifici, di passione. Proprio oggi alle 15.30, si è svolto, nel Centro Congressi, un incontro al quale hanno partecipato i vertici della rete Ecsite che coordina le attività di Musei Scientifici e Science Centre, e raccoglie in Europa più di 400 componenti (tra cui la Città delle Scienze di Parigi, il Deutsches Museum di Monaco, il Science Museum di Londra e molti altri). Sin dai primi momenti dopo l’incendio del 4 marzo, la rete Ecsite si è stretta attorno ai colleghi della Città della Scienza di Napoli. Fra i partecipanti il presidente della rete, Robert Firmhofer – direttore del Science Centre Copernicus di Varsavia –, e la direttrice Catherine Franche, che hanno espresso la propria solidarietà e riportato i sentimenti raccolti dalla comunità scientifica internazionale; annuncinado, inoltre, le iniziative concrete che, in tante parti del mondo, si stanno avviando a sostegno del science centre napoletano. Anche il presidente del CNR Luigi Nicolais ha espresso il suo rammarico per l’accaduto:“Tutti dobbiamo sentirci partecipi della sua ricostruzione, che dovrà avvenire in tempi rapidi e certi. Città della scienza è il simbolo del riscatto di un’area e di una comunità che non può essere ridotto in macerie: per questo è necessaria una mobilitazione straordinaria della comunità scientifica e delle istituzioni, pubbliche e private”, ha dichiarato. Il CNR è particolarmente coinvolto poiché, in questi giorni, Città della Scienza ospitava un’importante mostra iconografica e documentale su Fridtjof Nansen, esploratore, scienziato, politico norvegese, andata completamente distrutta. L’esposizione era approdata a Napoli arricchita di documenti e materiali didattici di grande interesse e purtroppo andati tutti distrutti, tra cui preziosi reperti da alcuni musei di Oslo: uno sci dell’esploratore, un microscopio d’epoca, le bottiglie Nansen e Niskin utilizzate per campionare l’acqua, monili inuit, guanti e un galleggiante-frenante. Divorati dalle fiamme anche un modellino della nave Fram proveniente dal museo dell’Antartide di Trieste, gli sci, il giubbotto e la tuta di volo del generale Umberto Nobile e il brogliaccio del dirigibile ‘Norge’ della spedizione del 1926.
Patrizia L’Astorina