Napoli. Omicidio Paparo, arrestato il marito, il movente: crisi di coppia

 

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Antonietta Paparo: la 36enne uccisa ieri nella tarda serata di ieri a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli. In un primo momento, dopo il racconto del marito, si era pensato che la donna, appartatasi con l’uomo in località Capriccio, fosse stata vittima di una rapina finita in tragedia. Ma dopo una notte d’interrogatorio, Pasquale Iamone, 38 anni, ha ‘ceduto’ ed ha confessato di aver ucciso lui la moglie, a coltellate.  Forse dopo averla ferita, Iamone, avrebbe avuto un ripensamento, portando, inutilmente, la povera donna presso l’ospedale Villa Betania, dove è deceduta. 

 

Il movente. È stato rinvenuto, ancora sporco di sangue, il coltello utilizzato per colpire più volte mortalmente al torace Antonietta Paparo. La polizia scientifica della Questura di Napoli ha anche recuperato numerose tracce ematiche sul luogo del delitto un'area piuttosto isolata del comune vesuviano. A quanto raccontato da Iamone i motivi alla base del gesto vanno ricercati nelle gravi difficoltà di relazione che la coppia viveva ormai da diverso tempo. 

 

 

Ricostruzione della Procura. Nel tardo pomeriggio di ieri, secondo la Procura, Antonietta Paparo è stata ripetutamente colpita al torace con un coltello mentre si trovava a bordo della propria auto insieme al marito. Dopo il delitto, la donna è stata trasportata dallo stesso marito alla clinica Villa Betania, dove però è giunta cadavere. La Polizia Scientifica della Questura di Napoli, intervenuta insieme ai funzionari della Squadra Mobile sul luogo del delitto, ha trovato a terra il coltellino multiuso utilizzato per l'omicidio, ancora sporco di sangue, scoprendo numerose tracce ematiche al suolo. Il marito ha fornita una falsa ricostruzione dell'evento, riconducendolo a un tentativo di rapina subito da un ignoto, che avrebbe tentato di scippare la borsa che la moglie aveva sulle gambe all'interno dell'auto nella quale entrambi i coniugi si trovavano al momento dell'aggressione. L'attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile ha consentito di evidenziare palesi incongruenze nel racconto fornito da Iamone che nel corso dell'interrogatorio del pm, ha confessato il delitto. 

 

Apparentemente una famiglia ‘normale’.  Nessuno avrebbe mai detto che proprio in quella famiglia potessero esserci problemi e incompatibilità tali da sfociare poi in tragedia. Una famiglia ‘normale’ quella dei coniugi Iamone: lui dipendente di una ditta di surgelati, lei occupata occasionalmente e genitori di un bimbo di 7 anni. Nulla faceva presagire quanto è avvenuto nella serata di ieri in una zona isolata di San Sebastiano al Vesuvio. Sia i genitori di lui che di lei, nonché le sorelle della donna, non hanno raccontato ai poliziotti che al magistrato di turno che non esistevano motivi di dissenso e che l'uomo non aveva mai dato segni di squilibrio. Mai c'erano stati episodi di violenze. Ieri sera, però, l'omicidio. La coppia aveva trascorso una domenica tranquilla e stava rientrando a casa, un bilocale ereditato dai nonni di lei a Cercola. Si erano, però, fermati, in località Capriccio per discutere della loro crisi matrimoniale prima di andare dai genitori di lui a riprendere il loro figlioletto. Secondo quanto raccontato dall'omicida i due avrebbero parlato della loro difficile situazione matrimoniale per la quale la donna era particolarmente depressa. “Il marito ci ha persino raccontato di essere stato disposto a lasciarla pur di renderla felice – a raccontato ai giornalisti il capo della squadra di mobile di Napoli, Andrea Curtale – poi la discussione di ieri, che secondo quanto ci risulta, non ha avuto toni accesi. I fendenti sono stati quattro: tre alla parte alta del torace e uno al braccio sinistro”. 

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