“La vera questione meridionale, urgente e indifferibile è riportare al centro del dibattito le politiche per il Sud, perchè è evidente, come ho già avuto modo dire qualche giorno fa a Reggio Calabria, nel corso di un incontro organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in collaborazione con la Provincia di Reggio Calabria, che l’Italia è letteralmente divisa a metà”, è quanto dichiara Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia. A dimostrarlo anche le rilevazioni dell’Eurispes che fotografano un Mezzogiorno in grande difficoltà rispetto alla condizione, seppur di generale disagio, del resto del Paese Al Sud infatti otto famiglie su dieci (l’83,9%) hanno visto diminuire il proprio potere d’acquisto, ossia capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Nel 77% dei casi si è costretti ad utilizzare i risparmi per poter arrivare a fine mese. Molte famiglie hanno difficoltà a pagare le spese mediche (69,4%). Saldare la rata del mutuo acceso per l’acquisto della propria casa (78%) o pagare il canone d’affitto (67,3%) sono diventate una vera e propria impresa. Pur di far fronte alla crisi si risparmia su tutto, anche sui beni di prima necessità come i generi alimentari (81%). Il 60,9% di chi vive al Sud nell’ultimo anno ha dovuto far ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo per poter acquistare beni come elettrodomestici, automobili, vestiario ed altro. Il 36,3% ha lavorato in nero svolgendo in maniera informale servizi presso conoscenti per arrotondare. Nessun investimento in infrastrutture, i fondi destinati al Sud distratti e destinati ad altri usi, le migliori realtà svendute, come il caso AnsaldoBreda, prosegue Foti, se prendiamo in considerazione le azioni messe in campo fino ad oggi la prospettiva che emerge è una sola che dice che il Sud è cancellato. Cancellato soprattutto dal panorama politico, visto che le Istituzioni si disinteressano del nostro Mezzogiorno tanto che ad ogginon si conosce nemmeno chi abbia nel Governo la Delega per la gestione dei fondi comunitari che non si utilizzano almeno per il 50% della dotazione annua. Serve mettere in campo nell’immediato un approccio diverso per fare da cassa di risonanza delle emergenze dei nostri territori e colmare i vuoti sociali e istituzionali esistenti. Anche in quest’ ottica, insieme all’Eurispes e ad altri importanti partner, fra i quali la Provincia di Reggio Calabria che con il suo Presidente Giuseppe Raffa ha da subito aderito all’iniziativa, abbiamo deciso di dar seguito ai lavori avviati in occasione del convegno di Reggio e costruire un Laboratorio per il Sud. Si tratta di una nuova piattaforma, che offra servizi di studi, ricerche e analisi delle problematiche del territorio e proponga soluzioni concrete in termini ad esempio di valorizzazione di settori decisivi, ma inespressi, quali turismo e cultura o di supporto ai decisori politici nella progettualità sui fondi europei. L’obiettivo è quello di realizzare un laboratorio di idee e azioni che rappresenti una nuova voce per il Mezzogiorno, partendo dalla Calabria, facendo tesoro dei contributi di quella società civile sana e combattiva e aggregando una rete di attori e di realtà d’eccellenza che diventino protagonisti in un possibile processo di crescita. È nel Sud dell’Italia che si concentra la maggior parte delle persone in cerca di lavoro e dove il fenomeno presenta punte acute di disagio sociale. Il Mezzogiorno, sottolinea Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, è il nodo cruciale del Paese. In esso, i grandi problemi sociali ed economici dei quali soffre l’Italia sono presenti nella forma più acuta. Siamo tutti d’accordo sul fatto che oggi non servano più i grandi complessi industriali, le cattedrali nel deserto, ma che occorra cercare nuove strade, da molti indicate, ma ancora poco battute. Il nostro Sud deve recuperare la decadenza dei suoi edifici, l’arretratezza delle sue linee di comunicazione ferroviaria, stradali, idriche, l’abbandono dei suoi boschi, delle sue spiagge, del suo mare e dei suoi corsi d’acqua. Occorre infine cominciare a pensare al Mezzogiorno come ad un ponte lanciato dall’Europa verso il Mediterraneo. Le università del nostro Mezzogiorno, le scuole, gli istituti di formazione professionale, i centri di ricerca, i poli tecnologici di recente costituzione possono trovare in una vocazione mediterranea un ruolo che ne valorizzi le competenze, che li faccia diventare un volano di crescita, anche occupazionale, per i territori nei quali sono insediati ed anche per i paesi ai quali rivolgeranno i propri servizi. Ma è certo, conclude Fara, che l’intervento, del quale il Mezzogiorno ha oggi più bisogno, è quello dei grandi investimenti in manutenzione che recuperino tutta la ricchezza e la bellezza del suo patrimonio e diano un contributo all’innalzamento della qualità della vita. Occorre quindi tornare a dar fiducia al Sud destinando le risorse ai suoi soggetti migliori in campo imprenditoriale e nella società civile, per evitare che il malessere sociale cresca e alimenti ulteriormente un divario profondo tra le altre aree del Paese, ma soprattutto per dare concreta risposta alla volontà, ormai manifesta, delle popolazioni meridionali di riscattarsi ripartendo dal proprio territorio.