Un italiano su 100 è positivo al Covid, a Natale. In pratica, non c’è nessuno o quasi nessuno, vaccinato o no, che non abbia un parente o un conoscente contagiato dal Covid o che non vi sia entrato in contatto. La conseguenza è il caos che nei due giorni di vigilia e di Natale si sono verificati all’esterno delle farmacie o dei drive trough presi d’assalto senza alcun criterio, visto il livello di incertezza degli stessi tamponi affermato dagli stessi virologi, come il professor Bassetti. La confusione è regnata sovrana, con scarse informazioni dal governo, che ha fatto passare l’idea che anche col Green pass e con la doppia o tripla dose di vaccino, si possa infettare o ci si possa infettare. Da qui la corsa al tampone, fino alla tarda serata della vigilia di Natale, prima di mettersi a tavola per il pranzo o perfino durante, con l’incognita dei falsi positivi nei quali incorrono spesso o tamponi rapidi, che comunque fanno fede per la Asl anche e più di quelli molecolari. Si calcola che un milione e mezzo di italiani abbiano passato il Natale in quarantena precauzionale, nonostante vaccini, Green pass e limitazioni di tutti i tipi. Nel dubbio, e nel silenzio del ministro Speranza, tutti a farsi il tampone a pagamento, quasi nessuno rassicurato, nonostante il risultato: è affidabile, va fatto subito o dopo qualche giorno dal contatto, nell’attesa anche i super vaccinati si devono chiudere in casa?
Il governo Draghi ha lanciato messaggi così contraddittori che oggi in tanti si sono lanciati alla ricerca dei tamponi salva-cenoni trascorrendo ore in fila al freddo, in molti casi senza nessuna necessità di farlo. Tamponi sì, vaccini no, per molti, in un dedalo di regole nuove, tutte da digerire, e con pochissimi controlli per strada. Un Natale con il Covid, ma anche con il caos.
A Milano già dal mattino presto le attese ai drive through erano insostenibili, con persone ancora adesso in fila da ore a bordo delle proprie auto. File lunghe anche chilometri. Per gestire l’afflusso ormai fuori controllo è stato necessario per esempio l’intervento della polizia locale ai punti tampone dell’Asst Santi Paolo e Carlo, dove si sono registrati anche momenti di tensione perché, dopo gli ultimi giorni di tilt, per cercare di alleggerire la pressione nuove indicazioni restringevano i requisiti di accesso al test. “Solo prenotati”, è la risposta che in molti hanno ricevuto, in contrordine al libero accesso previsto per alcune categorie. Colpa dei cittadini?
Il caos ha riguardato in particolare il fronte scuole. Dagli Istituti arrivavano ai genitori comunicazioni di casi positivi nelle classi, in cui si dava disposizione di fare il tampone per gli studenti contatto. Peccato che, contemporaneamente, ai drive thorugh arrivava l’ordine di fermare i tamponi scolastici. Così diverse famiglie, dopo essere state incolonnate per ore, hanno fatto marcia indietro. E c’è chi, leggendo l’elenco non aggiornato dei punti tampone attivi, allegato alla richiesta della scuola, è finito all’aeroporto di Linate trovandosi davanti un cartello con scritto ‘chiuso definitivamente dal 19 giugno 2021’. “La pressione è spaventosa – ammette il direttore generale dell’Ats Città metropolitana di Milano, Walter Bergamaschi: ‘’Noi abbiamo rafforzato i punti tampone, vedendo che i numeri stavano crescendo sempre di più. Certo ci sono grandi criticità”.
Sull’offerta incidono vari fattori, analizza il Dg. “Anche il personale sanitario non è esente da contagi e abbiamo tante persone impegnate sulla campagna vaccinale che non si può arrestare, perché è la vera arma che abbiamo per contenere questa esplosione epidemica. Ci sono poi i pazienti da assistere: anche se la situazione è sotto controllo, infatti, la pressione sugli ospedali è comunque significativa. Abbiamo aumentato anche gli slot per fare i test, ma tutte queste azioni non riescono a tenere testa al boom della domanda appropriata legata a situazioni di sospetto Covid”.
In tutta Italia, dunque, in fila per ore in attesa di un tampone con immagini apocalittiche. È quello che succede a Perugia, presso l’hub allestito in piazzale Umbria Jazz. Le immagini dal drone mostrano il lungo serpentone di vetture se si snoda ordinato nel grande parcheggio. Nelle ultime ore l’Umbria ha fatto registrare il record di positivi Covid-19 da inizio pandemia.
Non si mette in discussione il vaccino, abbiamo 1/4 dei decessi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e sono nella stragrande maggioranza non vaccinati -ha aggiunto- ma occorre rilevare la totale disorganizzazione del Governo che, nonostante il previsto arrivo delle varianti oggi si trova con la carenza di un certo tipo di vaccini, Pfeizer nel Lazio è introvabile, o con le file chilometriche davanti alle farmacie. A due anni dall’esplosione della pandemia, ieri il Consiglio dei ministri ha deciso che bisogna entrare sui mezzi di trasporto con la FFP2. Se questo poteva funzionare nei luoghi affollati perché non è stato fatto prima?
«Prevedo che a gennaio avremo un rialzo forte dei casi di Covid, il picco è lontano e dobbiamo ancora resistere». Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all’Università Cattolica, lascia pochi margini a visioni ottimistiche o almeno speranzose.
Anche perché, prosegue, «con le varianti Delta e in particolare Omicron, che la sorpassa anche di 4-5 volte, la vaccinazione, anche quella con due dosi è fondamentale perché evita di finire in ospedale e di morire. Ma non è sufficiente – spiega –. Per cui ci saranno due pandemie, una dei non vaccinati, che avranno conseguenze gravi. E una dei vaccinati, che potranno infettarsi, con quegli inconvenienti di dover stare a casa, fare tamponi e isolarsi». «Le vaccinazioni restano quindi fondamentali – sottolinea Ricciardi –. Ma in questa fase ci vuole anche il comportamento: e le misure del governo servono a farci adottare comportamenti sani».
«Ci sono state due varianti, Delta e Omicron, che hanno una capacità riproduttiva, soprattutto Omicron, enorme». La nuova variante, però, «ha un’alta contagiosità, anche se è meno letale». E, in questo momento, conferma Ricciardi, con la terza dose di vaccino «siamo al sicuro». Al tempo stesso però, ribadisce il consulente del ministro Speranza, «dobbiamo evitare che i contagi arrivino, come successo nel Regno Unito, a 100-120mila al giorno», avverte.
«Certamente ci sono alcune categorie, quelle a contatto con il pubblico, che con Omicron diventano vettori, se non vaccinati. Di fatto tutte le operazioni a contatto con il pubblico dovranno prevedere, prima o poi, l’obbligo vaccinale», conclude Ricciardi, riferendosi neanche troppo velatamente al rinvio sull’obbligo di immunizzazione dei dipendenti statali. Un tema su cui il governo ha rinviato la decisione ultima.