L’Italia incassa un primo risultato al vertice Nato di Washington: la menzione, nel documento finale, della nomina di un Rappresentante Speciale per il fianco Sud dell’alleanza, come era stato richiesto da Roma. Durante i lavori del Consiglio Nordatlantico, Meloni ha evidenziato che “se noi siamo in prima linea a difesa degli alleati orientali, non possiamo essere lasciati soli nella difesa del fronte Sud dell’alleanza. E’ ugualmente fondamentale nel contesto della minaccia ibrida e globale che affrontiamo, gli impegni che verranno assunti oggi, a partire dalla designazione di un Rappresentante Speciale per il Sud come una buona notizia e un punto di partenza”.
Sulla stessa linea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha ricordato quanto la nomina del Rappresentante fosse “una priorita’ per l’Italia”. Per questo ruolo, ha aggiunto Tajani, “ci sono anche eccellenti candidati italiani, con la conoscenza che ha l’Italia di tutta l’area balcanica, dell’Africa, del Medio Oriente e anche della regione del Golfo possiamo mettere insieme nomi di alto livello”. Il titolare della Difesa, Guido Crosetto, da parte sua ha rimarcato la necessita’ di “una deterrenza a 360 per affrontare le gravi crisi emergenti sul fianco Sud”.
Giorgia Meloni, nel suo primo intervento al vertice Nato di Washington, rassicura gli alleati, e dice forte e chiaro che l’Italia non arretrerà di un millimetro, perché senza il sostegno all’Ucraina sarebbe “il caos”. L’Italia c’è stata e ci sarà, ma il sostegno deve “essere mirato ed efficace”, mette in chiaro la presidente del Consiglio, “evitando duplicazioni”, perché -il ragionamento- “96 cittadini dell’Unione Europea su 100 sono anche cittadini di una Nazione della Nato e il bilancio nazionale al quale attingiamo è sempre lo stesso”. Vale a dire che ogni invio, ogni singolo aiuto, va ottimizzato, ricorrendo a un miglior coordinamento Nato-Ue.
“La nostra unità e la nostra determinazione sono, oggi, i beni più preziosi che abbiamo – dice la presidente del Consiglio -, e su questo possiamo permetterci solo passi in avanti”. Che si compiono anche rafforzando la capacità militare dell’organizzazione: “la difesa dell’Ucraina dipende anche dalla capacità di deterrenza dell’Alleanza, e dal rafforzamento della sicurezza delle nostre nazioni, sulla quale dobbiamo continuare ad investire”. Da qui la rassicurazione agli alleati che l’Italia farà la sua parte, nonostante l’affanno sui conti pubblici.
“La traiettoria della spesa per la difesa dell’Italia nel 2024 è in aumento – chiarisce la premier -. Il 2% è tra i nostri obiettivi, ma non è l’unico. Dobbiamo anche lavorare a un’industria della difesa innovativa e competitiva”. Ma se l’Italia assicura la volontà di onorare gli impegni e di non arretrare sul sostegno a Kiev, chiede anche con forza di non essere lasciata solo sul fronte sud.
“Se noi siamo in prima linea a difesa degli alleati orientali – ha detto infatti la presidente del Consiglio -, non possiamo essere lasciati soli nella difesa del fronte sud dell’alleanza. È ugualmente fondamentale nel contesto della minaccia ibrida e globale che affrontiamo”. Il disco verde dell’Alleanza a un rappresentante speciale per il Sud è dunque sì “una buona notizia”, ma anche un “punto di partenza”.
A margine dei lavori del vertice,la premier ha avuto un bilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con cui ha parlato anche di migranti. Poi il ritorno al St Regis, cambio d’abito e di corsa alla Casa Bianca per la cena di gala offerta dal Presidente Joe Biden -che oggi l’ha accolta con il consueto calore, cingendola nella foto di rito con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
“Il tema dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato rimane sul tavolo: “Continueremo a supportare l’Ucraina nel percorso irreversibile verso l’adesione alla Nato. Il lavoro che stiamo svolgendo insieme ora garantirà che, quando sarà il momento giusto, l’Ucraina potrà unirsi senza indugio. Non è una questione di se, ma di quando”.
Il ministro degli esteri, Antonio Tajani afferma: ‘Credo che proprio per la conoscenza che l’Italia ha di tutta l’area mediterranea, a partire dai Balcani all’Africa e al Medio Oriente ma anche l’area del Golfo. Possiamo mettere a disposizione dell’Alleanza Atlantica nomi di alto livello con conoscenza sia della Nato sia della realtà del fianco Sud’.
Ed è subito partita il totonomi su questi nomi “eccellenti” sui quali potrebbe puntare il governo italiano. Tra coloro che avrebbero sicuramente le carte in regola ci sarebbe Elisabetta Belloni, esperta diplomatica, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, nominata direttamente da Meloni sherpa per il G7, da tutti riconosciuto come un successo, e in passato anche la prima donna a ricoprire il ruolo di segretario generale della Farnesina. E’ difficile, però, che il Governo si liberi di una pedina importante del sistema Italia e, in prospettiva, di una riserva della Repubblica.
Qualora si volesse andare a pescare un profilo più politico sul fronte centrodestra, è più probabile che si vada a scegliere nel serbatoio più affine a Forza Italia. Anche se una figura sicuramente sulla quale puntare potrebbe essere Giulio Terzi di Sant’Agata, diplomatico, ex ministro degli esteri nel governo Monti e attualmente senatore di Fratelli d’Italia .
Oppure l’ambasciatore Giampiero Massolo, che è stato presidente direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, anche lui segretario generale della Farnesina, poi presidente di Fincantieri, di ISPI, profondo conoscitore delle dinamiche geopolitiche del Sud del mondo.
Su questa linea anche l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, attuale presidente di Leonardo e per circa quarant’anni diplomatico e funzionario europeo ed internazionale. Tra l’altro Pontecorvo è stato l’ultimo Alto Rappresentante Civile della Nato per l’Afghanistan dal giugno 2020, rappresentando l’Alleanza anche nel processo di pace tenutosi a Doha. Nell’ultimo periodo a Kabul egli ha assicurato l’operatività dell’aeroporto internazionale, garantendo l’evacuazione fino a 18000 persone al giorno e ha coordinato il ponte aereo mediante il quale sono stati trasferiti all’estero oltre 124.000 collaboratori afghani della NATO stessa, degli Alleati e dei Paesi partners.
C’è chi avanza anche il nome di Pier Ferdinando Casini, da sempre esperto di politica estera, presidente dell’Internazionale democristiana, figura trasversale e apprezzata politicamente dal centrodestra e centrosinistra.