Purtroppo le ‘mani’ della mafia arrivano a coinvolgere chiunque, anche chi dovrebbe esser dalla parte della giustizia e dei cittadini. Ad esser indagati nell’inchiesta relativa alla cosca ‘Patania’, sono: il parroco di Stefanaconi, Salvatore Santaguida, e l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio, maresciallo Sebastiano Cannizzaro. I due sono accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso. Stamani è stata eseguita una perquisizione nei confronti dei due indagati disposta dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli. Ad ‘inchiodare’ i due, è stato il collaboratore di giustizia, Daniele Bono e svariate intercettazioni telefoniche ed ambientali. Il pentito ha raccontato agli investigatori di aver chiesto aiuto al sacerdote nell’organizzazione dell’agguato ai danni di Francesco Calafati, che rimase ferito, avvenuto nel febbraio scorso. Secondo quanto riferito da Bono, a don Salvatore Santaguida gli fu chiesto di spostare una telecamera di videosorveglianza in modo da lasciare scoperto il luogo dove doveva avvenire l’agguato contro Francesco Calafati. Il sacerdote, secondo quanto hanno riferito gli inquirenti, si rifiutò di spostare la telecamera, ma decise di non denunciare l'episodio alle forze dell'ordine. Secondo gli investigatori che stanno indagando sul fatto, il sacerdote sarebbe stato il filo conduttore tra il maresciallo e gli affiliati alla cosca, riferendo all’ndrangheta le varie indagini a carico dell’organizzazione mafiosa. Inoltre, il sottufficiale avrebbe riferito al parroco i luoghi di intercettazione ambientale, le date di perquisizioni ed anche gli intestatari di alcune targhe di automobili. Il sacerdote, sempre secondo l’accusa, aveva anche la disponibilità di alcuni atti processuali riguardanti sempre la cosca Patania.