Nel luglio 2018 avrebbe informato i boss delle cosca Cacciola-Grasso di Rosarno che i carabinieri stavano per eseguire l’operazione “Ares” e che sarebbero finiti in carcere. Con l’accusa di concorso esterno con la ‘ndrangheta stamani un ex poliziotto e’ stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria Si tratta di un ex sovrintendente, G.C. di 45 anni, in servizio fino allo scorso mese di agosto nel posto di polizia di Frontiera marittima all’interno del porto di Gioia Tauro. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere e’ stata emessa dal gip Tommasina Cotroneo, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Calogero Paci e del pm Sabrina Fornaro. L’indagine che ha portato all’arresto dell’ex poliziotto – denominata Antenora – scaturisce da quanto accaduto la notte del 9 luglio 2018 quando la Dda di Reggio Calabria aveva emesso un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 38 soggetti appartenenti o contigui alle cosche Cacciola e Grasso. Quella notte sette indagati sfuggirono all’arresto e tra questi Rosario Grasso, elemento di spicco e rampollo del clan.
I sette latitanti, nel giro di pochi mesi, sono stati tutti catturati e la Dda e’ riuscita anche a individuare le connivenze che gli avevano consentito di darsi alla fuga. In particolare, stando all’inchiesta, quella notte il giovane boss ed i suoi piu’ stretti collaboratori erano stati avvertiti con una telefonata inviata da un appartenente alle forze dell’ordine sull’apporto del quale i componenti della cosca avevano potuto contare sino a quel momento. Dopo numerosi accertamenti, condottI con la collaborazione del Reparto Indagini Tecniche del Ros dei carabinieri, l’autore e’ stato identificato nell’ex poliziotto originario della provincia reggina, ma residente in Sicilia. Dalle indagini, inoltre, e’ emerso che l’ex sovrintendente non avrebbe favorito la cosca solo in quell’occasione, ma avrebbe rappresentato un supporto indispensabile per l’ingresso nel porto di Gioia Tauro di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sudamerica. Per farlo, G.C. sarebbe stato sistematicamente retribuito e per questo, oltre all’accusa di concorso esterno con la ‘ndrangheta, la Dda gli contesta anche la corruzione propria e la partecipazione ad associazioni dedite al narcotraffico internazionale.