Un nuovo clan della ‘ndrangheta condizionava l’attività del Comune di Stilo (Rc), commissariato per mafia. E’ quanto emerge da un’operazione dei carabinieri del gruppo di Locri (Rc) che hanno arrestato nove persone in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura delle Repubblica. Sette persone sono state portate in carcere, mentre due sono agli arresti domiciliari. Le accuse, formulate, a vario titolo, riguardano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, nonché produzione, traffico e detenzione illeciti di stupefacenti in concorso. L’indagine condotta dalla compagnia di Roccella Jonica e coordinata dalla Ddda reggina, basata su accertamenti inerenti a personaggi legati a vario titolo alla criminalità organizzata di Stilo e dei Comuni limitrofi, acquisite fin dal 2014, nonché su dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, oltre che di elementi emersi nell’ambito di procedimenti penali relativi a omicidi avvenuti nell’area dello Stilaro, tra cui gli omicidi di Marcello Gerocitano nel 2005 e Giuseppe Gerace nel 20212, avrebbe consentito di disarticolare un gruppo criminale di tipo mafioso in grado anche di condizionare l’attività del Comune di Stilo, commissariato l’8 maggio 2019 dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Interno, in relazione all’ ingerenza della ‘ndrangheta nell’azione amministrativa. In particolare, sarebbero stati accertati ruoli e gradi dei relativi appartenenti, perlopiù membri di una stessa famiglia, in seno a quella che può essere definita una nuova “locale di ‘ndrangheta”, attiva nel Comune di Stilo e confederata alla cosca dei Taverniti di Gerocarne, nel Vibonese, tanto che un affiliato avrebbe ricevuto la “doppia dote” di “sgarrista” da entrambe le “locali”. Danneggiamenti, estorsioni, e pascoli abusivi sono i reati che avrebbero consentito alla consorteria di esercitare un capillare controllo sul territorio, ingenerando, grazie anche alla disponibilità di armi, nella popolazione un diffuso timore e senso di omertà.
Tra gli indagati per associazione di tipo mafioso vi è un appartenente alla cosca “Ruga-Gallace-Leuzzi”, operante nell’alto Jonio reggino, nel basso catanzarese e nelle zone limitrofe, che nel tempo avrebbe messo a disposizione degli associati i propri immobili per lo svolgimento dei riti di affiliazione alla ‘ndrangheta e rivestito, per conto della consorteria criminale, il ruolo di referente territoriale nel Comune di Stilo con la dote di “vangelo”. L’uomo, dopo le intimidazioni avvenute a febbraio e a giugno del 2018 nei confronti di rappresentanti di del Comune, quando furono sparati colpi d’arma da fuoco dell’auto di un Consigliere di minoranza e fu incendiata la casa rurale del Sindaco pro-tempore, proprio in virtu’ del ruolo ricoperto, sarebbe stato interessato da elementi legati alla ‘ndrangheta di San Luca al fine di risalire agli autori dei danneggiamenti. Quanto all’amministrazione del Comune di Stilo, sottoposta dal 2018 a Commissione di indagine, nell’ambito dell’attività investigativa sarebbero emersi elementi circa un abituale e arbitrario esercizio del pascolo abusivo sulla pineta del Monte Consolino e su un antico castello medioevale, area sottoposta a vincolo paesaggistico e considerata principale attrazione turistica del centro storico del paese, da parte dei membri della consorteria mafiosa, senza alcun intervento da parte dell’amministrazione. Dall’inchiesta sarebbero emersi elementi circa l’esistenza di un’associazione dedita alla detenzione e cessione di cocaina e marijuana, attiva nei Comuni reggini di Placanica, Stignano, Pazzano e Caulonia, nonché la responsabilità, in capo ai relativi organizzatori, della realizzazione, nel luglio 2018 nel Comune di Pazzano, in località Tizzana, di una piantagione di cannabis indica di 120 piante, sequestrata e distrutta dai Carabinieri. Quest’ultimo connubio associativo, seppur scevro – dicono gli inquirenti – da condizionamenti mafiosi, è stato ritenuto capace di contribuire alla diffusione dell’agire illecito e malavitoso nelle aree di interesse.