L’argomento pensioni è ormai da qualche anno sempre più in prima pagina, oggetto di riforme e critiche. Anche oggi torna in prima pagina, con l’aggiornamento dei coefficienti.
È stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto 15 maggio 2018 del Ministero del Lavoro e dell’Economia e sono stati resi ufficiali i coefficienti di trasformazione da applicare alle pensioni che verranno liquidati nel 2019 e nel 2020. Sono meno elevati di quelli del periodo 2016-2018.
Il meccanismo riguarda solamente la parte contributiva della pensione: per chi aveva 18 anni di contributi versati alla fine del 1995, la quota contributiva riguarda gli anni lavorati dal 2012, mentre per gli altri si applica agli anni di contributi dal 1996 in poi.
I coefficienti vengono aggiornati per affrontare l’incremento dei requisiti anagrafici per andare in pensione: in altre parole, sono una conseguenza dell’aumento della speranza di vita. Nel 2019 la pensione di vecchiaia ad esempio si raggiungerà a 67 anni, con coefficiente 5,604% mentre oggi si raggiunge a 66 anni e 7 mesi, con coefficiente 5,169%. Si lavorerà cinque mesi in più e il montante contributivo sarà più elevato, ma al contempo si prenderà il primo assegno previdenziale più tardi e con un coefficiente più basso.
Se si ipotizza che età e contributi accumulati non cambino, nel 2019 a 67 anni si maturerà una pensione più bassa rispetto a quest’anno, perché il coefficiente passerà dal 5,700% attuale al 5,604%. Di conseguenza a parità di montante contributivo, si abbasserà l’assegno mensile lordo.
Il progressivo aumento dell’aspettativa di vita ha portato anche un’altra novità e cioè l’introduzione del coefficiente relativo ai 71 anni d’età. Il periodo di pensionamento considerato ora va infatti da 57 a 70 anni, ma il prospetto valido dal prossimo anno porterà a considerare dai 57 ai 71 anni. I dati allegati in Gazzetta Ufficiale partono dall’età di 57 anni con un coefficiente di 4,200%, continua poi un anno alla volta per finire a 71 anni con un coefficiente di 6,513%.