In questi giorni post decreto 11 marzo stiamo assistendo nei supermercati a qualcosa di molto particolare, che sta facendo infuriare non pochi clienti.
Sappiamo tutti delle difficoltà di fare la spesa in seguito alle restrizioni imposte dal Governo Conte per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Restrizioni che, se non rispettate, fanno scattare pesanti sanzioni, anche penali. Ingressi contingentati e, inevitabilmente, e necessariamente, lunghe code per entrare. Ma nessuno si aspettava di trovare dei cartelli, su alcuni scaffali, che vietano l’acquistano di determinati prodotti perché non ritenuti “essenziali”.
Cosa sta accadendo nei supermercati
È esattamente quanto accaduto in diverse catene di supermercati, come Esselunga, Carrefour, Eurospin e altri, che hanno appeso cartelli con l’indicazione del divieto di acquisto di prodotti quali articoli di cancelleria, quaderni, matite e pennarelli, ma anche biancheria e altri prodotti considerati superflui.
Non solo. La chiusura forzata delle cartolibrerie, così come dei negozi di abbigliamento, potrebbe spingere gli esercenti che sono rimasti aperti ad applicare delle maggiorazioni sui prezzi, approfittando della scarsa concorrenza.
Famiglie e Federdistribuzione in campo
Immediata e durissima la reazione delle famiglie, che si trovano con i figli a casa da scuola e necessariamente, per fare i compiti e portare avanti la didattica a distanza, sono portati all’acquisto di materiale scolastico “extra”.
Intanto Federdistribuzione sta cercando di fare chiarezza. In testa alle tendenze di spesa in questi giorni ci sono la parafarmacia, soprattutto disinfettanti, garze e cerotti (+126%), la carne in scatola, la carta igienica e i prodotti per la pulizia della casa.
Nel dibattito è intervenuto anche l’ad di Conad, Francesco Pugliese: “Capisco tutto, siamo in un momento particolare, ma proprio per questo aggiungere complicazioni e limitazioni crea confusione per i nostri dipendenti che sono già sotto pressione. E anche per i consumatori. La norma rischia di creare problemi di ordine pubblico, ho visto clienti arrabbiati perché non potevano acquistare un paio di mutande. Credo che la merce esposta debba poter essere venduta tutta. Senza contare che ogni regione e ognuno interpreta la norma a modo suo”.