Nessun accordo tra Governo e Sindacati: è sciopero

Dopo l’ incontro di ieri, rivelatosi “del tutto insoddisfacente”, i sindacati hanno confermato lo sciopero. Il ‘confronto informale’ a Palazzo Chigi, infatti, non ha portato ad alcun accordo. Ognuno è infatti rimasto sulle proprie posizioni: Cigl, Cisl, Uil e Ugl da una parte, hanno chiesto maggiore equità in una manovra che in più occasioni è stata definita ”iniqua e ingiusta” e dall’altra il Governo, ha insistito sulla necessità dei provvedimenti adottati, indispensabili a suo dire, in relazione alla speculazione dei mercati e ai nuovi balzi dei tassi di interesse.

Dal premier Mario Monti, ha spiegato il leader della Cgil, Susanna Camusso, al termine di un incontro protrattosi quasi inaspettatamente oltre le due ore, è arrivato ”un impegno un pò generico” a tener conto di quanto chiesto dal Parlamento e dai sindacati. Inoltre, ”Se la soluzione si chiama indicizzazione e Imu non risponde alle richieste che abbiamo fatto”.

Il segretario della Uil, ha motivato ancora meglio le ragioni della conferma della protesta: ”dalle argomentazioni usate sul perché  non potevano fare diversamente, non possiamo dedurre che questa idea della valutazione delle nostre proposte sia foriera di grandi speranze”. Confermata quindi domani la protesta di tre ore (saranno otto per la Fiom che si ferma anche contro la Fiat), oltre a presidi davanti al Parlamento per tutta la durata della discussione sulla manovra e di fronte alle prefetture delle città d’Italia. Le proteste andranno avanti nei prossimi mesi in quello che, ipotizza Bonanni, senza concertazione ci potrebbe essere ”un percorso di guerra”, nel quale ”la politica sarà in difficoltà e dovrà ricorrere al voto di fiducia”. Pagano sempre i soliti, hanno ribadito i sindacati, lavoratori e pensionati a reddito fisso, colpiti anche dal rincaro dei carburanti e delle addizionali.

”Ancora una volta due pesi e due misure”, hanno sottolineato. C’è la condivisione da parte dei sindacati della ”condizione grave in cui versa il Paese”, ma la soluzione non è quella proposta. Dall’altra parte del tavolo, però, la posizione rimane ugualmente immutata: come spiega il comunicato ufficiale al termine dell’incontro, l’esposizione del governo ”ha preso le mosse dalla situazione di estrema emergenza finanziaria ed economica” in cui si trova il Paese e ha ”ribadito l’imperativo di mantenere invariati i saldi” della manovra ”nonche’ la composizione e la natura strutturale dei provvedimenti”. Le Borse domani non scioperano ed è in vista un’importante asta di Bot. Non a caso lo stesso Angeletti ha ammesso: ”Il governo ci ha spiegato che esiste il problema dei mercati e bisogna recuperare credibilità” per pagare meno interessi e ridurre l’onere del debito pubblico.

Monti ha invece insistito con i sindacati, sulla gravità della situazione, che ha definito di ”estrema emergenza” ed è dunque prioritario per il paese che i saldi ma anche composizione e natura strutturale del decreto restino invariati. Mario Monti, durante l’incontro con i sindacati, erige un muro a difesa del pacchetto varato dal governo. La preoccupazione del presidente del Consiglio è soprattutto per i mercati. Il governo, soltanto la prossima settimana, dovrà collocare circa dieci miliardi in titoli di Stato e deve a tutti costi farlo a tassi sostenibili per le finanze pubbliche. Il vertice di Bruxelles, pur con i suoi passi avanti, non ha infatti messo al riparo l’Italia dalla speculazione e le prossime settimane rischiano di essere decisive.

 

Dunque l’ esecutivo, non scenderà a compromessi, e se ci sarà qualche modifica, sarà minima. Monti ha ricevuto i sindacati, affiancato dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, dal vice ministro Vittorio Grilli, dal ministro dei Rapporto con il Parlamento, Piero Giarda e dal sottosegretario Antonio Catricalà. Il primo a parlare è stato  il premier. Ci tiene a fornire maggiori ragguagli su alcuni ”elementi di equita”’ contenuti nel decreto.

 

L’intento è stato quello di precisare e chiarire alcuni aspetti che a suo giudizio non sono stati valutati a pieno da parte dei sindacati. I professore ha  ribadito  che ”l’imperativo” rimarrà sempre quello di mantenere ”i saldi” della manovra invariati così come ”la composizione e la natura strutturale dei provvedimenti”.

 

Il premier ha  ricordato che dopo i sacrifici ci saranno spazi per lavorare sulla crescita attraverso ”misure per completare il percorso delle riforme avviate”. Monti si è congedato dai sindacati ripromettendosi di riflettere sulle richieste presentate, ma – come spiegano i sindacalisti uscendo – nessuno si illude troppo sulla possibilità che il governo tenga effettivamente conto delle loro proposte. Il presidente del Consiglio, come sottolinea il comunicato del governo, ”ha ascoltato attivamente” e ”renderà note le sue determinazioni nel più breve tempo possibile”. L’impressione, però è  che i margini di manovra siano decisamente ristretti e che possano appunto rivolgersi solo al fronte pensionistico.

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