La strage di Manhattan scuote gli Stati Uniti. Ma sembrano passati anni luce dall’11 settembre del 2001, quando Al Qaeda colpì le Torri Gemelle: l’attentato sulla pista ciclabile lungo l’Hudson River suscita sdegno e orrore ma non compatta la società e l’estalishment americani, mai così divisi a un anno esatto dall’elezione di Donald Trump alla casa Bianca.
Trump è chiaro: ‘Pena di morte per Saipov. Il terrorista di New York era soddisfatto e ha chiesto che la bandiera dell’Isis fosse appesa nella sua camera d’ospedale. Ha ucciso 8 persone e ne ha ferite gravemente altre 12. Dovrebbe essere condannato a morte’, ha scritto sul suo profilo Twitter.
Il presidente Usa aveva già evocato l’ipotesi di inviare Saipov nel carcere di Guantanamo, penitenziario americano di massima sicurezza nell’isola di Cuba. Negli Stati Uniti dal 2010 Saipov era stato fermato nel 2015 da agenti federali per chiarire se avesse legami con elementi jihadisti, ma non erano state trovate prove. Risultato: non fu indagato. Questo terrorista, che si dice vicino all’Isis, si trovava in America dal 2010. Ha una moglie e due figli a Paterson nel New Jersey. È stata sentita la moglie, sequestrato il computer, dove è stato trovato materiale legato all’Isis. Si stanno cercando informazioni su lui e una possibile rete terroristica anche in Uzbekistan, suo paese di origine.
Negli Usa Saipov per guadagnarsi da vivere era recentemente stato impiegato come autista da Uber, effettuando 1.400 corse; in passato aveva ottenuto la licenza per guidare camion. Nel giro di poco tempo, nel pomeriggio americano del primo novembre l’Fbi ha aperto la caccia e trovato un ragazzo da cui vuole ottenere informazioni legate all’attacco terroristico, il primo dall’11 settembre 2001, che ha colpito New York nel giorno di Halloween. Si tratta di un cittadino uzbeco, come il killer radicalizzato in Usa che il giorno precedente aveva guidato contromano un furgone lungo una pista ciclabile di Manhattan uccidendo otto persone, di cui sei straniere, e ferendone 12. Teoricamente il veicolo era stato preso a noleggio per due ore ma con l’intenzione di non restituirlo mai.
Mentre la polizia federale localizzava Mukhammadzoir Kadirov, 32 anni, presunto complice, la procura dello Stato di New York formalizzava le accuse contro Sayfullo Saipov, il 29enne che ha provocato la tragedia nel nome dell’Isis e che, stando all’Fbi, l’ha pianificata oltre un anno fa e che due mesi fa ha deciso di utilizzare un furgone con l’obiettivo di uccidere più persone possibile. Nove giorni prima dell’attacco, aveva noleggiato un altro veicolo per fare pratica. Ha scelto la giornata del 31 ottobre perchè pensava che nel giorno in cui l’America si traveste per festeggiare Halloween ci sarebbero state più persone per strada. Per fortuna, il numero delle vittime è stato relativamente contenuto. Anche perché Saipov intendeva continuare la sua strage puntando verso il Brooklyn Bridge, sul lato opposto di Manhattan rispetto a dove è avvenuto l’incidente. Costretto a lasciare la vettura dopo una collisione con uno scuolabus, l’attentatore ha gridato ‘Allah Akbar’ ed è stato stato bloccato da un agente, che ha sparato nove colpi; uno ha colpito allo stomaco il killer, trasferito in ospedale dove è poi stato interrogato. Durante l’interrogatorio Saipov ha chiesto di esporre la bandiera dell’Isis nella stanza d’ospedale e che ‘si sentiva bene in merito a quanto fatto’.
Nell’elencare i due capi di imputazione durante una conferenza, Joon H. Kim, della procura di New York, ha voluto ringraziare le forze dell’ordine per aver risposto all’attacco nella maniera in cui i newyorkesi sanno fare. L’arsenale e i video I capi d’imputazione sono contenuti in un documento in 10 pagine che descrive nel dettaglio le azioni di Saipov; se si sapeva già che il killer era sceso dalla vettura con due pistole in mano – una pellet e l’altra per paintball – si è scoperto dal documento che accanto a lui fu poi trovata una borsa, tre coltelli e un portafogli contenente la patente di guida ottenuta in Florida.
Nel furgone sono stati rinvenuti due cellulari e una stun gun (funziona come un Taser ma diversamente da esso richiede un contatto diretto per colpire con una scossa elettrica) oltre a documenti in lingua araba e inglese. In base a traduzioni preliminari citate nel documento, i messaggi in arabo recitavano: ‘Nessun Dio ma Dio e Muhammad è il profeta’ e ‘Supplica islamica. Resisterà’, riferito all’Isis. Nei cellulari sono stati trovati 90 video molti dei quali associati alla propaganda dell’Isis.
L’Fbi sostiene che Saipov abbia seguito alla lettera le istruzioni diffuse dall’Isis sui social media e sul web su come condurre attacchi: ‘E’ stato ispirato dai video dell’Isis che ha guardato sul suo cellurare’, recita il documento in cui si cita il ruolo cruciale avuto da un video di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dell’organizzazione terroristica.
Quei 5 ‘ragazzi’ argentini falciati in bicicletta: a New York per festeggiare i 30 anni del diploma Nella foto sfoggiano una maglietta bianca con la scritta ‘libre’, libero. Si conoscevano da più di 30 anni Diego, Alejandro Hernan, Ariel e Hernan: avevano deciso di concedersi una fuga a New York, insieme come ai vecchi tempi del Politecnico di Rosario, Argentina.
Intanto Donald Trump annuncia l’ennesimo giro di vite sugli immigrati, sino a ventilare, come si diceva, l’ipotesi di inviare Saipov e gli ‘animali’ come lui a Guantanamo. E dopo l’attentato, domenica maratona blindata a New York.
Il killer di New York e’ arrivato negli Stati Uniti nel marzo del 2010 con una Green Card vinta alla lotteria annuale.
Saipov, il killer di New York, voleva continuare a uccidere sulla pista ciclabile: puntava infatti ad arrivare da Tribeca al ponte di Brooklyn, compiendo un percorso di diversi chilometri. E’ quanto emerge dai documenti depositati in tribunale con cui le autorità lo accusano di terrorismo.