“Se il coraggio fosse sangue, il mare sarebbe rosso”.
Perugia, Dipartimento universitario di economia, cinque di pomeriggio. I banchi sono gremiti di studenti, cittadini, esponenti delle Forze dell’ordine e della Regione Umbria.
Si avverte nell’aria un velo di agitazione, proprio come quella che si prova prima di affrontare un esame universitario. In realtà c’è fomento per l’arrivo del Procuratore Nicola Gratteri.
Gratteri non arriva solo, ma protetto da una scorta di uomini che lo accompagnano sempre. “Non vado al cinema… che saranno? 30 anni” rispondendo alla domanda di uno studente che gli chiede se ha paura.
Gratteri, con l’aplomb che gli appartiene da sempre, non dissimula. Afferma di avere paura, di non condurre una vita “normale”, ma, nonostante ciò, insiste più e più volte su un concetto: è un uomo libero.
La sua libertà consiste nel non dipendere da nessuno, nell’aver scelto di non scegliere il compromesso.
Non si piega Gratteri, sembra un Telamone marmoreo che tutti ammirano in silenzio. Eppure non è un mito e non vuole esserlo. Gratteri è prima di tutto una persona per bene e vuole dare l’esempio.
Si rivolge con ironia agli studenti, incita i presentatori dell’evento a non dilungarsi troppo tra saluti e ringraziamenti: “gli studenti si annoiano e se ne vanno”, esclama tra le risate degli astanti.
Avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro, scritto con Antonio Nicaso, ma non segue la scaletta. Il magistrato inizia a spiegare la struttura embrionale della ‘ndrangheta, quella che si accerchia attorno al capo locale. Illustra la cerimonia del battesimo, il rito con il quale si inizia un “contrasto onorato”, cioè colui che, dopo aver fatto un “tirocinio formativo”, può diventare un nuovo ‘ndranghetista.
Gratteri gesticola. Con le mani disegna nell’aria la tavola, a forma di ferro di cavallo, attorno alla quale si riuniscono i malviventi per la cerimonia. Il cerimoniale è lungo: il nuovo iniziato dà due baci a tutti, tre al capo locale. E poi si festeggia, si mangia.
La ‘ndrangheta osserva tutte le regole in maniera ferrea e questo l’ha resa forte, più forte della camorra che, oggi, a detta del magistrato, è rimasta arginata a gangsterismo.
Nel ricordare l’arresto di un grande boss di cui non cita il nome, il magistrato racconta un aneddoto. Una volta arrestato il malvivente, Gratteri lo incontra vis a vis. Il boss lo guarda e gli dice: “se il coraggio fosse sangue, il mare sarebbe rosso”.
Ha paura Gratteri, ma non ha paura di morire perché – spiega – ha condotto una vita sensata, dando il massimo sia in ambito personale sia professionale. “L’importante è come spendete il vostro tempo”, sottolinea più volte.
Gratteri regala all’Unipg una lezione di vita: ripete spesso le stesse cose, a volte già sentite nelle interviste televisive, ma il suo messaggio non è tedioso, non annoia.
Incita tutti ad impegnarsi nel sociale: “non chiudetevi nelle vostre case a parlarvi addosso”.
Auspica una riforma del sistema scolastico: “avete trasformato la scuola in una serie di progetti. I progetti si fanno di pomeriggio”. Pioggia di applausi.
Non mancano le critiche alla Riforma Cartabia e alla politica.
Un ragazzo calabrese prende la parola. “Io sono calabrese come lei, come faccio ad aiutare i miei coetanei a non cadere nelle trame della malavita?”.
Il magistrato gli sorride e gli dice di non tagliare mai il cordone ombelicale con la sua terra natale, invitandolo a spiegare a quei giovani che c’è un’alternativa, c’è sempre un’alternativa alla mafia.