Nel ‘suo’ Trianon Viviani, Nino D’Angelo riporta per l’ultima volta in scena ‘L’ultimo scugnizzo’ di Raffaele Viviani.
È, questo, il titolo del commediografo stabiese, nume tutelare del teatro, che il popolare artista ha scelto per le prossime festività. La ‘prima’ proprio nel giorno di Natale, alle 21.
‘L’ultimo scugnizzo’ è una commedia in tre atti rappresentata da Viviani per la prima volta il 16 dicembre 1932 al teatro Piccinni di Bari (Viviani interpretava il ruolo di ‘Ntonio e Luisella Viviani quello di ‘Nnarella). Il lavoro fu rappresentato l’anno seguente prima a Napoli al ‘Teatro Fiorentini’ e, poi, a Milano.
In questa commedia dominano due temi che ricorrono spesso nel teatro di Raffaele Viviani: la miseria e l’emarginazione che fanno del teatro di Viviani il ‘Teatro del popolo’.
La scena del primo atto della commedia è ambientata in un interno: lo studio dell’avvocato Razzulli. Il secondo atto si svolge all’esterno, nei pressi di un basso, nel vico Lepri ai Ventaglieri. L’ultimo atto è di nuovo in un interno: lo studietto di ‘Ntonio, in casa Razzulli Tra i personaggi che vi compaiono emerge il personaggio principale: ‘Ntonio Esposito, l’ultimo scugnizzo.
‘Ntonio vuole cambiare vita, desidera abbandonare il suo passato precario, è deciso a superarlo, ma non a rifiutarlo; tenta di procacciarsi un lavoro onesto per vivere dignitosamente e per offrire al figlio, che sta per nascere, una famiglia e un’esistenza felice, spiega la storica del teatro Nunzia Acanfora. Ma l’annuncio della morte del nascituro recide il filo della speranza e della rinascita di ‘Ntonio, che, nonostante si sforzi di inserirsi nel mondo del lavoro, comprende di essere diverso dagli altri e ricade nel suo ruolo di emarginato senza alcuna speranza di cambiamento: ecco che i concetti di scugnizzo, di emarginato e di povero si identificano.
In effetti questi temi e quello dell’infanzia difficile trovano proprio nell’area su cui insiste il Trianon Viviani un luogo rilevante della storia sociale della città: non solo per la real casa dell’Annunziata, con la famosa ruota, per l’accoglienza e l’assistenza dei neonati abbandonati, ma anche per due monasteri, non più esistenti, dedicati alle donne ‘traviate’: santa Maria Egiziaca all’Olmo, poi trasformato nell’ospedale cardinale Alessio Ascalesi, e Maddalena, che ha dato il nome al quartiere.
L’ultimo scugnizzo è uno dei testi più famosi del teatro di Viviani che tocca la maggiore intensità nella ‘Rumba’, icastico e surreale ritmo giullaresco che riesce a creare suggestioni davvero singolari.
Nel 1938 fu realizzata anche una riduzione cinematografica della commedia, con la sceneggiatura di Gherardo Gherardi e la regia di Gennaro Righelli. Il personaggio di ‘Ntonio fu interpretato da Viviani.
Raffaele Viviani, vero cognome Viviano, nacque la notte del 10 gennaio 1888 a Castellammare di Stabia. Il padre vestiarista teatrale, divenne in seguito impresario dell’Arena Margherita di Castellammare di Stabia. Dopo un tracollo finanziario la famiglia si trasferì a Napoli e fu lì che il padre fondò alcuni teatrini chiamati ‘Masaniello’. Questi piccoli teatri popolarissimi furono la prima scuola d’arte del piccolo Papiluccio (come Raffaele veniva chiamato in famiglia).
Raffaele la sera si recava con il padre al teatrino di marionette a ‘Porta San Gennaro’ entusiasmandosi per le avventure di Orlando e di Rinaldo ma era affascinato dal numero finale del tenore comico Gennaro Trengi, famoso per i gilet coloratissimi, tanto che presto imparò tutto il suo repertorio a memoria. Un giorno il Trengi si ammalò e così, Aniello Scarpati, impresario del teatrino, spaventato dal dover restituire i soldi del biglietto propose di far esibire il piccolo Raffaele. Fu vestito con l’abito di un ‘pupo’ che la madre raffazzonò alla meglio. Il Trengi perse il posto, la stampa si occupò del piccolo prodigio che cantava canzoni a quattro anni e mezzo.
Nel 1900 con la morte del padre quello che Raffaele aveva fatto per divertimento, dovette continuarlo per necessità. Cominciò a lavorare a cinquanta centesimi per sera, che servivano in parte a sfamare la famiglia. Ma subito comprese che, per farsi strada, avrebbe dovuto differenziarsi dagli altri, e cominciò a scrivere canzoni. Furono anni di miseria ma anche di studio e di formazione, si andava formando nella mente del piccolo artista quella visione poetica di un mondo popolare che avrebbe portato poi alla creazione di un suo teatro.
Ricominciava dal più infimo livello dell’arte teatrale, lavorava dalle due fino a mezzanotte per 50 centesimi al giorno. La seconda scrittura fu con la compagnia Bova e Camerlingo che scritturò per una tournée in alta Italia Viviani e la sorella Luisella come duo di giovani cantanti. Partirono con la madre che si era improvvisata impresaria. Fu un fiasco. La famiglia tornò a Napoli ma Viviani riuscì ad avere una scrittura al Concerto Eden di Civitavecchia. Sostituiva un giovanissimo Ettore Petrolini, e nacque un’amicizia fraterna che sarebbe durata tutta la vita.
Il guadagno consisteva per ogni artista nello girare con il piattino fra il pubblico. Dopo tre mesi il locale fu chiuso dalla Questura. Viviani senza una lira si rivolse al commissariato per essere rispedito a Napoli. Nell’attesa dei soldi il giovanissimo attore fu rinchiuso, come misura protettiva, in cella di sicurezza, aveva tredici anni e non dimenticherà mai più quella drammatica esperienza. Tornato avventurosamente a Napoli riuscì a trovare una scrittura al teatro Petrella. Un locale vicino al porto frequentato da marinai, doganieri, scaricatori e prostitute. In breve divenne il beniamino di quel pubblico singolare.
Ricorda Viviani: ‘Cominciò così per me un triplice travaglio. Prima imparare a scrivere, poi il repertorio; e dedicai tutti i giorni e parte delle notti al lavoro; le musiche me le facevo scrivere dopo averle canticchiate al maestro Enrico Cannio e così, in quindici giorni vennero fuori i primi miei sei tipo realistici e di ispirazione popolare che dovevano dare il trionfale inizio alla mia ascesa. Avevo badato alla grammatica, non già come al tempo della mia prima macchietta ‘Fifì Rino’ scritta da me, con la grafia di un bambino di prima elementare. Nascono le tipizzazioni di ‘Prezzetella ‘a capera’ (Brigida la pettinatrice) che Viviani recitava in abiti femminili, ‘O tammurraro, ‘O pezzaiuolo, Pascale d’a cerca, tutti tipi che verranno in seguito inseriti negli atti unici Da queste esperienze e dalla successione dei numeri, alla drammaturgia dell’azione nasceva la prima idea di un teatro ‘totale’ fatto di prosa, musica, canto, danza e poesia dove Viviani parla dell’amaro destino dei poveri.
Viviani muore la mattina del 22 marzo 1950; oggi riposa nella cappella riservata alle famiglie De Filippo, Scarpetta e Viviani al Cimitero di Poggioreale a Napoli.
Primo di sei figli, di padre operaio e madre casalinga, Nino D’Angelo nasce a San Pietro a Patierno, quartiere della periferia nordorientale di Napoli, ma cresce principalmente a Casoria; ebbe un’infanzia molto difficile e, a causa delle condizioni economiche della sua famiglia, lasciò presto la scuola e cominciò a lavorare saltuariamente come cantante ai matrimoni e come gelataio alla Stazione di Napoli Centrale.
Durante questo periodo, oltre il lavoro, partecipò alla manifestazione ‘Voci Nuove di Napoli’ e frequentò spesso la Galleria Umberto, così dopo una breve gavetta musicale, nel 1976 giunse ad un immediato successo in ambito regionale con il suo primo 45 giri, ‘A storia mia (‘O scippo), pubblicato grazie a fondi familiari. Il singolo diventa poi un album con lo stesso titolo che ebbe notorietà anche nelle altre regioni meridionali.
Nel 1981 debuttò nel cinema, con ‘Celebrità’ al fianco di Regina Bianchi e con la regia di Nini Grassia. Nel 1982 interpreta ‘Tradimento e Giuramento’ in coppia con Mario Merola. Nel biennio ’82-’83 si realizzò l’abbinamento disco e film con ‘Nu jeans e ‘na maglietta’. L’album vendette più di un milione di copie, e il film, dove vedono protagonisti tra gli altri Bombolo, Enzo Cannavale e Roberta Olivieri, aveva aspettative molto basse, invece tenne testa negli incassi a ‘Flashdance’. Da questo momento cominciò il ‘fenomeno Nino D’Angelo’.
Nel 2001 riceve il ‘Premio Gassman’ per lo spettacolo ‘L’ultimo scugnizzo’ di Raffaele Viviani che oggi viene messo in scena al Trianon Viviani di Napoli Il personaggio principale è ‘Ntonio Esposito, ovvero l’ultimo scugnizzo, interpretato da D’Angelo.
Famosissima è la ‘Rumba degli scugnizzi’ dal surreale ritmo giullaresco, che riesce a creare suggestioni davvero singolari, una vera prova d’attore per Nino di assoluta rilevanza.
A distanza di dieci anni dall’ultima volta, D’Angelo riveste quindi i panni di ‘Ntonio Esposito, lo scugnizzo, ‘cresciuto alla scuola della strada, dove si passa senza esami’, che, nell’imminenza di diventare padre, sente la responsabilità di trovare un’occupazione qualsiasi per sposare la ragazza incinta e dare uno stato civile al bambino atteso.
‘Raffaele Viviani era straordinario interprete delle sue commedie’, scrive Roberto De Simone, ‘per tale motivo la messa in scena delle sue opere richiede un’invenzione espressiva, atta a sostituire quella irripetibile presenza’, e Nino D’Angelo, emblema di spontaneità popolaresca, di fiabesca rivincita, compenetra il testo con la sua gestualità spontanea da giullare scanzonato, veicolo di sottintesi e complicità, da ribaldo e prevaricatore che viene assolto per simpatia espressa nei suoni, nella voce e nei canti. ‘L’ultimo Scugnizzo’ e Ntonio Esposito si fondono in Nino D’angelo in un intreccio mentale che esprime il canto dolente dell’ emarginazione, artisticamente espressa in una magica sospensione. E lì che ‘Ntonio Esposito’ e Nino D’Angelo trovano il loro insuperabile fascino…Per questo testo il teatro ha fissato un prezzo dei biglietti molto popolare per le rappresentazioni di dicembre. Inoltre, per far fronte ai maggiori problemi di mobilità del centro antico, tipici del periodo natalizio, mette a disposizione un servizio di navetta gratuito da e per il garage ‘Quick parking san Francesco’, nella piazza san Francesco di Paola dove aveva sede la Pretura, a ridosso di porta Capuana.
Lo spettacolo è prodotto da Immaginando e Pragma, in collaborazione con la fondazione Campania dei festival, col cofinanziamento del Programma operativo complementare (Poc Campania 2014-2020).
È particolarmente emozionante interpretare il personaggio dello scugnizzo Esposito nel teatro del popolo di Forcella, che si trova proprio a due passi dalla ruota degli esposti dell’Annunziata, spiega l’ex caschetto d’oro, ma, per motivi anagrafici, visto che quest’anno ho festeggiato i miei sessant’anni, ho deciso che sarà l’ultima volta che lo porto in scena.
Nel 1957 L’ultimo scugnizzo fu riproposto a teatro da Nino Taranto, con la regia di Vittorio Viviani. Da allora è stato più volte rappresentato nei teatri italiani.
Un celebre momento teatrale che ha assunto anche una propria dimensione autonoma rispetto alla rappresentazione della commedia è la Rumba degli scugnizzi nel secondo atto, unica musica prevista nella pièce. Per il musicologo Pasquale Scialò è tra i brani più significativi e noti ideati da Viviani e rappresenta una sorta di manifesto sonoro della concezione compositiva dell’autore, sempre attento a cogliere diverse pratiche musicali, contemplando tanto quelle tratte dalla autentica tradizione popolare, le ‘voci’ dei venditori ambulanti, quanto quelle legate alla ‘musica d’uso’ e di importazione, come la rumba.
Con Nino D’Angelo, in scena Antoine, Salvatore Benitozzi, Tonia Carbone, Vittorio Ciorcalo, Marcello Cozzolino, Antonio De Francesco, Tiziana De Giacomo, Sonia De Rosa, Raffaele Esposito, Laura Lazzari, Marianna Liguori, Matteo Mauriello, Gennaro Monti, Gina Perna, Mena Steffen e Maria Rosaria Virgili.
I costumi sono firmati da Mariagrazia Nicotra e i movimenti coreografici da Enzo Castaldo, con la consulenza musicale di Ciro Cascino e le foto di scena di Fabio Donato.
‘L’ultimo scugnizzo‘ andrà in scena tutti i giorni da lunedì 25 a sabato 30 dicembre, poi da lunedì 1° a l domenica 7 gennaio. Le rappresentazioni sono sempre alle 21, tranne la pomeridiana del 7 gennaio prevista alle 18.
Continua, intanto, la possibilità di sottoscrivere un abbonamento a sette spettacoli a scelta tra i dodici titoli prossimi in cartellone. Gli abbonamenti possono essere acquistati presso il botteghino del teatro (aperto tutti i giorni: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 19; la domenica dalle 10 alle 14), o nelle prevendite convenzionate riportate nel sito istituzionale www.teatrotrianon.org. I prezzi partono da 100 euro.
L’ultimo scugnizzo
estratti da Raffaele Viviani. Teatro – volume V, a cura di Antonia Lezza e Pasquale Scialò, Guida editori
per gentile concessione degli autori e dell’editore
L’ultimo scugnizzo è una commedia in tre atti di cui esistono tre copioni, due dell’archivio Viviani e un altro della biblioteca teatrale del Burcardo. […]
Linguisticamente la commedia sembra divisa in tre parti, che corrispondono ai tre atti: nel primo il dialetto è quello popolare, del vicolo, della strada, la scena è un interno, lo studio dell’avvocato Razzulli, ma ‘Ntonio viene dalla strada e ne porta con sé il linguaggio. Abbondano qui i diminutivi (palazziello, mesatella, macchiulella, abbetiello, fazzulettiello) e i sostantivi (cappulicchio,vascio, malepatenze), così frequenti nei testi di Viviani.
Nel secondo atto, poi, il livello espressivo si fa più intenso, peculiare, ricco. Appaiono così una molteplicità di sostantivi, aggettivi, modi di dire, che rendono questo secondo atto uno degli esempî più significativi dell’originalità della lingua di Viviani, che tocca la maggiore intensità nella Rumba, in quel suo icastico e surreale ritmo giullaresco, che riesce a creare suggestioni davvero singolari.
L’assonanza dei termini pizze, carizze, verrizze, frizze, delle voci verbali te nce avvizze, t’appizze, nun scapizze, insieme alle «voci dei venditori» (‘O chiuovo j’ tengo, Belle ‘e ‘ammere, Scarola riccia p’‘a ‘nzalata, Fenucchie, ‘O spassatiempo, Capillo’…), gli stereotipi (‘O mare e ‘a rena) sono la summa del linguaggio teatrale di Viviani che, come appare evidente, supera i limiti del significato di un termine o di una espressione, e crea un universo espressivo più ampio, reale e surreale, popolare e colto, prosastico e poetico, comico e drammatico, che è, poi, la forza e la ricchezza del suo teatro.
Nel terzo atto in un primo momento ‘Ntonio, con tono enfatico, fa la lezione a tutti; poi, la luce si spegne, ed egli si accascia avvilito e prostrato, invocando (ma evocando!) i suoi compagni, «‘e sghizze ‘e fango», gli scugnizzi, Edua’, Genna’, Vecie’.
La rumba degli scugnizzi
La rumba degli scugnizzi, unica musica prevista in questo lavoro, è tra i brani più significativi e noti ideati da Viviani. Esso rappresenta una sorta di manifesto sonoro della concezione compositiva dell’autore, sempre attento a cogliere diverse pratiche musicali, contemplando tanto quelle tratte dalla autentica tradizione popolare, le ‘voci’ dei venditori ambulanti, quanto quelle legate alla ‘musica d’uso’ e d’importazione, come la rumba.
La rumba degli scugnizzi, cantata da ‘Ntonio e Assunta con interventi dei presenti, è costruita su di un principio compositivo che procede per successive accumulazioni. Il brano è inserito nel secondo atto del lavoro ambientato in esterni, che inizia con uno scugnizzo lacero che suona lo ‘zerri zerro’, ossia una raganella giocattolo, idiofono molto rumoroso e assordante. Il vicolo lentamente si anima con l’arrivo degli ex-scugnizzi, amici di ‘Ntonio, che, dopo aver ricordato tutte le loro scorribande giovanili, accompagnate da fantasiosi sberleffi sonori («… ‘E bbotte cu ‘e piede… ‘O contrabbasso cu ‘o dito… ‘A gassosa cu ‘a vocca… ‘A museca giapponese sott’‘o vraccio…»), iniziano a eseguire il canto.
Il testo della Rumba degli scugnizzi, nella versione teatrale che pubblichiamo, è continuamente spezzato, tanto da creare una sorta di interruzione del verso, a favore di una concezione esecutiva di tipo strumentale: Assunta– «Chesta è ‘a rumba…» /‘Ntonio – «… d’‘e scugnizze ca s’abballa a tutte pizze». Lentamente il brano si anima sempre di più con l’intervento del coro e poi con continue alternanze tra canto e parlato ritmico. L’autore però, proprio quando la scansione comincia a diventare più serrata, la interrompe di nuovo con una decisa fermata, per dare spazio a una improvvisa sortita teatrale di ‘Ntonio («Chella bella mamma d’‘o Carmene v’‘o pava! Nun m’‘o pozzo fatica’!): a questo punto la composizione riprende un ritmo pirotecnico fino alla conclusione.
La rumba degli scugnizzi
da Raffaele Viviani, Poesie, Guida editori
per gentile concessione degli eredi dell’autore e dell’editore
Chesta è ‘a rumba d’‘e scugnizze ca s’abballa a tutte pizze. Truove ‘e ddame ‘mpizze ‘mpizze, ca te fanno duje carizze. Si te fa passa’ ‘e vernizze, strette ‘e mmane, vase e frizze, pruove gusto e te nce avvizze, chiù te sfriene e chiù t’appizze. Comme a tanta pire nizze te ne scinne a sghizze a sghizze fino a quanno nun scapizze. Chesta è ‘a rumba d’‘e scugnizze. ‘O rilorgio, mo’ capisco pecché ‘o cerco e nun ‘o trovo, steva appiso, è ghiuto ô frisco: nc’è rimasto sulo ‘o chiuovo. ‘O chiuovo j’ tengo… Cic cic cic cì… Belle ‘e ‘ammere! Cic cic cic cì… Scarola riccia p’‘a ‘nzalata. Cicche cicche cicche cì… Fenocchie! Cic cic cic cì… ‘O spassatiempo! Cic cic cic cì… Capillo’! Cic cic cic cì… Mo’ t’‘e coglio e mo’ t’‘e vengo! Cic cic cic cì… Gue’, l’aglio! Chesta è ‘a rumba d’‘e scugnizze Assettateve, assettateve! ca s’abballa a tutte pizze. ‘O quadrillo e ‘a figurella! Truove ‘e ddame ‘mpizze ‘mpizze ‘O mastrillo e ‘a grattacasa! ca te fanno duje carizze. Quanto è bell’‘o battilocchio! Pruove gusto e te nce avvizze, |
Pe chi tene ‘a moglie pazza! chiù te sfriene e chiù t’appizze. Quatto sorde ‘o fenucchietto! Comme a tante pire nizze te ne scinne a sghizze a sghizze fino a quanno nun scapizze. Chesta è ‘a rumba d’‘e scugnizze. Puparuole e aulive. Magnateve ‘o cocco! Magnateve ‘o cocco! Roba vecchia! Pallune p’‘allesse! Pallune p’‘allesse! ‘E mellune chine ‘e fuoco! Na bona marenna! Na bona marenna! Cotogne! Gelati! Gelati! Gelati! Gelati! Concia tielle… ‘A pizza cu alice! ‘A pizza cu alice! Furno ‘e campagna! ‘E lazze p’‘e scarpe! ‘E lazze p’‘e scarpe! D’‘o ciardino tutte secche! ‘A capa d’‘o purpo! ‘A capa d’‘o purpo! ‘O Roma! Chella bella mamma d’‘o Carmene v’‘o pava! Nun m’‘o pozzo fatica’! È bellella ‘a paparella! Accatteteve ‘e piatte! Seje tuvaglie cinche lire! N’ata pianta p’‘o salotto! Nocelline americane! Tengo ‘o grano p’‘a pastiera! Pacchiane’, chi s’‘o penzava? tiene chisto campo ‘e fave! Cicchignacco ‘int’‘a butteglia! ‘O zi’ monaco ‘mbriacone! ‘O veleno p’‘e scarrafune! ‘A dummeneca addo’ t’‘a faje? Comme a tante pire nizze te ne scinne a sghizze a sghizze fino a quanno nun scapizze. Chesta è ‘a rumba d’‘e scugnizze. |
dicembre 2017 · lunedì 25, ore 21 · martedì 26, ore 21 · mercoledì 27, ore 21 · giovedì 28, ore 21 · venerdì 29, ore 21 · sabato 30, ore 21 gennaio 2018 · lunedì 1°, ore 21 · martedì 2, ore 21 · mercoledì 3, ore 21 · giovedì 4, ore 21 · venerdì 5, ore 21 · sabato 6, ore 21 · domenica 7, ore 18 |
da lunedì 25 dicembre 2017 a domenica 7 gennaio 2018 Immaginando e Pragma presentano Nino D’Angelo ne L’ultimo scugnizzocommedia in tre atti di Raffaele Viviani ‘Ntonio Esposito, scugnizzo Nino D’Angelo l’avvocato Razzulli Raffaele Esposito donna Rosa, sua moglie Laura Lazzari Maria Cacace, fidanzata di ‘Ntonio Sonia De Rosa ‘Nnarella, madre di Maria Gina Perna Elvira, figlia di Razzulli Tiziana De Giacomo Sarchiaponi, aspirante segretario di Razzulli Vittorio Ciorcalo donna Palmira, amante di Razzulli Maria Rosaria Virgili Peppe ‘o navigante, marito di Palmira Antoine Peppiniello, garzone Antonio De Francesco il Fornaio Matteo Mauriello Pacchiello, amico di ‘Ntonio Marcello Cozzolino ‘o Canestaro, amico di ‘Ntonio Salvatore Benitozzi Puparuolo, amico di ‘Ntonio Gennaro Monti ‘Ngiulina, moglie di Puparuolo Mena Steffen Rosella, moglie de ‘o Canestaro Tonia Carbone Assunta, moglie di Pacchiello Marianna Liguori costumi Mariagrazia Nicotra movimenti coreografici Enzo Castaldo consulenza musicale Ciro Cascino foto di scena Fabio Donato regia e scene Bruno Garofalo una produzione di Rosario Imparato e Mario Minopoli |
Rosaria Palladino