No al Mes, il governo: ‘Nessun rischio per l’Italia’

Sul  Mes il governo si è rimesso al voto parlamentare e il Parlamento ha deciso di votare contro la modifica dell’attuale Mes. Il Mes rimane in piedi ma non si estende il meccanismo anche al salvataggio delle grandi banche in difficoltà. Il nostro sistema bancario è tra i più solidi d’Europa e del mondo intero e non abbiamo bisogno di modificarlo per salvare grandi banche in difficoltà di altri Stati. L’anomalia della vicenda Mes è dovuta al fatto che il Movimento 5 Stelle si dichiarava contrario e poi ha avuto Giuseppe Conte che ha votato a favore della modifica creando questa grande confusione in Italia.

“L’Italia avrebbe una situazione molto più tranquilla senza i disastri del governo Conte 2“, osserva Fazzolari a ‘Cinque minuti‘ su Rai Uno. “Solamente due numeri: 181 miliardi di disavanzo aggiuntivo, si dice per il Covid ma gran parte di quei soldi poi è andato in sprechi vergognosi; oppure gli oltre 140 miliardi spesi per il superbonus”, un “fardello” che secondo Fazzolari “aggrava le casse dello Stato rendendoci meno forti quando trattiamo in Europa”. L’esponente di Fdi ha ricordato “le decine di miliardi in mascherine farlocche poi mandate al macero, i banchi a rotelle mandati al macero e i ristori alle imprese che non avevano bisogno di sovvenzioni”.

Il “no” della Camera al Mes – il trattato di “soccorso” finanziario della Ue da sempre inviso al centrodestra – era atteso, essendo contraria la maggioranza. Attese erano anche le polemiche dell’opposizione, che in aula si sono puntualmente scatenate. Perfino quel M5S che aveva approvato, nella prima fase, il Mes, quando era al governo, e che  ha detto no accusando il premier Meloni di non si sa bene cosa, ha ritenuto di inscenare una gazzarra incomprensibile, vista la coerenza del suo partito, Fratelli d’Italia, dimostrata in aula col voto contrario. Unico distinguo, nel centrodestra, l’astensione di Forza Italia, mentre hanno votato contro FdI, Lega e dalle fila dell’opposizione il M5S (184 i voti contrari). A favore, invece, Pd, Azione, Italia Viva, Più Europa e parte del Misto, con l’astensione, nella minoranza, di Alleanza Verdi e Sinistra e Noi Moderati. E se l’opposizione si è spaccata, alla faccia delle federazioni e del campo largo, il governo Meloni porta a casa la sua posizione contraria, ribadita in tutte le sedi anche in Europa, anche se la scelta finale è stata lasciata al Parlamento sovrano. Da Palazzo Chigi una nota, senza enfasi, rassicura su possibili conseguenze “sui mercati” del no al Mes a apre a possibili miglioramenti “significativi” in sede europea.

“Il Governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes”, informa una nota di Palazzo Chigi. “Si tratta di un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente. In ogni caso, il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria. La scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”.

I paradossi grillini finiscono nel mirino di Fratelli d’Italia. “È davvero incredibile quello che è successo oggi in Aula, il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte hanno votato contro la ratifica di un Trattato firmato da Conte stesso. Senza alcuna vergogna e con sommo sprezzo del ridicolo, Giuseppe Conte rinnega se stesso e il suo operato, disconoscendo l’impegno che ha fatto prendere agli italiani quando non aveva nemmeno più una maggioranza a sostenerlo. Un campione di ipocrisia e di incoerenza che oggi ha calato definitivamente la maschera”, dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Filini, responsabile del programma di FdI.

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