E’ già pronto il nuovo slogan:” Noi contro di loro”. Lo hanno lanciato tutte quelle forze politiche che hanno sostenuto fino all’ultimo il Governo Draghi, o per dirla nel linguaggio adesso in voga, hanno adottato l’Agenda Draghi. E’ comprensibile e anche giusto chiamare a scegliere gli elettori tra due visioni dell’Italia e del suo ruolo a livello mondiale, sapendo che quella vista negli ultimi 18 mesi è stata di gran lunga migliore di quelle precedenti. Ma non basta, perché è un presente che in pochi giorni diventerà passato. Gli elettori vogliono capire ciò che si farà per il futuro, anche se tengono ben presente il passato. In altri termini c’è bisogno di programmi, che sappiano scaldare i cuori e le menti degli elettori, che contengano cose concrete e reali da fare, non proclami o semplici manifesti elettorali, al solo scopo di creare consenso fine a se stesso. Come saranno gestite le grandi e decisive risorse del PNRR che potrebbero anche non arrivare più, se il prossimo governo non saprà completare le necessarie riforme? Per non parlare della prossima legge di bilancio che se non si fa in tempo c’è il rischio di andare all’esercizio provvisorio, con il rischio di ricorrere, a quello che prima della pandemia, era lo ‘spauracchio’ del Mes. Il dovere delle forze politiche in queste ore decisive per il nostro Paese è quello di rappresentare i sogni dei giovani, le aspirazioni legittime di tutti gli italiani, dare un chiaro segnale di quello che è il disegno dell’Italia futura che si vuol costruire, per non lasciare alle future generazioni macerie. Un programma serio, non si può limitare alla mera denuncia delle altrui promesse e della loro irrealizzabilità. Deve contenere proposte chiare, anche ambiziose ma sostanziate da un grado di realizzabilità. I prossimi mesi per l’Italia saranno duri perché sarà sottoposta a condizioni sempre più stringenti per ottenere l’aiuto della BCE contro lo spreed e a nuove regole di bilancio che il prossimo governo dovrà essere in grado di contrattare con la Commissione Europea. Già nel passato abbiamo assistito a caroselli di promesse che al solo pensiero di risentirle, un brivido mi percorre la schiena. Le prime avvisaglie vengono dal centro-destra, dove Silvio Berlusconi ha rispolverato un suo vecchio cavallo di battaglia: pensioni minime a 1000 euro al mese. Ma con quali soldi? Ma dal lato cosiddetto progressista non si è ancora sentito nulla di concreto, tranne l’ira di Letta per la morte prematura della sua bizzarra idea del ‘campo largo’. Non basta e non ha senso il ‘Noi contro di loro’. Occorre praticare una cura da cavallo a tutto il sistema politico attuale, scovarne le debolezze intrinseche e mal celate, creare gruppi dirigenti nuovi e al passo con i tempi , dar vita a coalizioni coese e dotate di un vero senso di responsabilità politica ed istituzionale. Non ha senso nascondersi dietro il nome di Mario Draghi e di usarlo in modo improprio, si finirebbe per minarne la stima e l’autorevolezza che riscuote a livello internazionale e potrebbe in futuro tornarci ancora una volta utile. Le elezioni non si vincono per procura ma in prima persona. I partiti che hanno sostenuto Draghi hanno dato prova di grande responsabilità istituzionale. Ma gli italiani già incominciano a pensare all’autunno, alle bollette che aumentano, al caro carburante, alla paura di trovarsi a scegliere se fare la spesa o pagare le bollette, il tutto condito dallo spettro di una crisi economica internazionale dai contorni ancora imprevedibili e quindi ancora più angoscianti. A queste angosce bisogna dare una rapida risposta e questo dev’essere il primo punto che tutte le forze politiche dovranno tener ben presente. Diversamente il baratro ci attende.
Andrea Viscardi