Il 30 agosto si terrà un vertice di maggioranza per discutere le nomine della Rai, tra Meloni, Tajani e Salvini.
Si tratta di affrontare il tema delle nomine del Consiglio di Amministrazione della Rai. Il processo di formazione della nuova governance della Rai è infatti bloccato da settimane, a causa delle divergenze all’interno della maggioranza.
La Commissione di Vigilanza è il luogo in cui si dovrebbe decidere la composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione, ma le trattative si sono impantanate, con Fratelli d’Italia che ha cercato di aprire un canale di dialogo con il Movimento 5 Stelle. Salvini, dal canto suo, ha avanzato richieste precise che Meloni considera difficili da accettare. Questo stallo, insieme alla mancanza di sostegno da parte di Matteo Renzi ha reso la situazione ancora più complessa.
La premier Meloni ha proposto un accordo preliminare che vedrebbe il Giampaolo Rossi, attuale direttore generale della Rai, diventare amministratore delegato. La presidenza sarebbe invece affidata a Simona Agnes, figura di garanzia vicina a Forza Italia. Tuttavia, l’armonia apparente si è infranta quando Salvini ha chiesto una poltrona di pari livello per la Lega, puntando alla direzione generale, una figura che Meloni intende eliminare del tutto, preferendo un manager unico.
Salvini, a questo punto, ha rilanciato con una controproposta: ottenere la guida del Tg1 o di un settore chiave come Approfondimenti o DayTime. Queste posizioni sono attualmente occupate da figure vicine a Meloni e sono cruciali per il controllo dell’informazione. La premier ha finora evitato di cedere a queste richieste, preferendo mantenere il controllo su tali incarichi strategici.
La necessità di bilanciare gli equilibri interni alla maggioranza è evidente, ma Meloni deve affrontare anche il rischio che il rinvio delle nomine permetta al Partito Democratico di sfruttare le divisioni tra i partiti di governo. La ricerca di voti per ottenere la maggioranza necessaria in Commissione continua, mancano due voti in Vigilanza e la leader FdI è furiosa con Renzi che li aveva garantiti.
L’intesa è necessaria anche per consentire a Camera e Senato di procedere, alla ripresa dei lavori nella seconda settimana di settembre, con la votazione sui quattro consiglieri del Cda Rai di nomina parlamentare. Dopo il rinnovo dei vertici, si procederà con i direttori di testata, e gli occhi sono puntati sul Tg1, anche se sembrano rientrate le criticità registrate nelle scorse settimane e la conferma di Gian Marco Chiocci ora non sarebbe in discussione.
Con Meloni “lavoriamo bene insieme, i giornali lo sanno e si inventano polemiche e litigi che non ci sono, né sulla Rai né sul commissario europeo”, ha assicurato il leader leghista parlando dal suo ufficio al ministero in una diretta social durata tre quarti d’ora, in cui ha espresso un endorsement a Raffaele Fitto, il collega con cui in questi mesi non è sempre ha avuto rapporti semplici: “Ha tutti i numeri per essere un ottimo commissario europeo indicato da questo governo”.
L’indicazione è attesa dallo stesso vertice del 30 agosto, anche perché a fine mese scade il termine entro cui Ursula von der Leyen ha chiesto ai governi di esprimere due nomi, un uomo e una donna. Dopo la pausa di Ferragosto, la trattativa sull’asse Roma-Bruxelles sta riprendendo e si entra nella fase decisiva: Palazzo Chigi punta a una delega economica “pesante”, che includa anche il capitolo Coesione. Cruciale, spiegano fonti di governo, sarà capire se e quante vicepresidenze esecutive intende prevedere von der Leyen. Se nei prossimi giorni l’Italia otterrà garanzie dalla presidente della Commissione, il vertice di fine mese dovrebbe confermare l’indicazione di Fitto, eventualmente in una sorta di “ticket” con Elisabetta Belloni.