Nomine Ue, Meloni esclusa dai negoziati mentre i leader europei scelgono von der Leyen, Costa e Kallas

Nella cornice del prossimo vertice dell’Unione Europea, previsto per giovedì 27 e venerdì 28 giugno, sarà al centro del dibattito l’accordo raggiunto sui nuovi vertici delle istituzioni europee. Tale intesa, frutto dei negoziati tra le principali famiglie politiche europee, prevede Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, Antonio Costa alla guida del Consiglio Europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli affari esteri.

Il consenso è stato costruito grazie all’impegno di figure di spicco come Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per i Popolari, Olaf Scholz e Pedro Sánchez per i Socialisti, Emmanuel Macron e Mark Rutte per i Liberali. La stabilità dell’accordo appare ormai consolidata, non lasciando spazio a ulteriori sorprese sui nomi proposti.

Uno dei punti chiave riguarda la presidenza del Consiglio Europeo. I popolari rivendicano la seconda metà del mandato, mentre i socialisti preferirebbero un mandato completo di cinque anni per Antonio Costa. Il compromesso sarà il risultato delle trattative tra le varie famiglie politiche.

La figura di Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione Europea, sembra destinata a mantenere il suo ruolo, salvo imprevisti dell’ultimo minuto. La leader del Partito Popolare Europeo (Ppe) garantirebbe continuità e stabilità all’istituzione europea.

L’accordo dovrà essere ratificato dai 27 capi di Stato e di governo durante il Consiglio Europeo. Per la designazione della presidente della Commissione Europea è necessaria una maggioranza qualificata rafforzata, non l’unanimità. Viktor Orbán, fermamente contrario alla riconferma di von der Leyen, ha criticato l’intesa tra Popolari, Socialisti e Liberali, accusandoli di dividere l’Unione.

Ursula von der Leyen dovrà ottenere almeno 361 voti su 720 al Parlamento Europeo. Con 399 deputati tra Popolari, Socialisti e Liberali, c’è un margine di sicurezza, sebbene potrebbero emergere franchi tiratori. Un accordo con i Verdi appare improbabile a causa delle divergenze sulle politiche del Green Deal.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarebbe pronta ad astenersi nel voto per la prossima Commissione Europea. La posizione della Premier sarebbe la conseguenza della decisione di Bruxelles per le nomine che, di fatto, sarebbero già state decise nelle scorse ore per quanto concerne i ruoli di Presidente della Commissione Europea, quello di Presidente del Consiglio Europeo e quello di Alto Rappresentante degli Affari Esteri.

Come detto, Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione Europea, è stata proposta per un secondo mandato, il socialista portoghese António Costa, invece, è stato proposto al Consiglio Europeo, mentre l’estone Kaja Kallas per il ruolo di Alta Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione. Sarebbero queste le nomine decise da Bruxelles senza, di fatto, prendere troppo in considerazione il parere dell’Italia e di Giorgia Meloni. In questo senso, il Corriere della Sera ha riportato quello che sarebbe il fastidio, se non la rabbia, della premier italiana che, sentendosi esclusa, starebbe pensando di astenersi dal voto ufficiale per le nomine, appunto.

Il Corriere ha riportato anche alcuni virgolettati attribuiti in generale alla Meloni e al governo: “Potevano aspettare il vertice che si apre domani per ufficializzare la decisione, potevano avere più rispetto per un Paese fondatore dell’Unione, hanno deciso di andare avanti senza di noi, a questo punto nulla è più scontato, nemmeno il sostegno parlamentare del gruppo Ecr a un secondo mandato di Ursula von der Leyen”.

La premier italiana, leader di Ecr, nonostante il buon risultato alle elezioni europee del suo gruppo non è stata coinvolta. Rimarrà fuori dalla maggioranza a sostegno di von der Leyen, sia perché i Conservatori non vogliono apparentarsi con i socialisti, sia – soprattutto – perché i socialisti e i liberali non vogliono governare insieme alla destra conservatrice. Il dubbio di Meloni è uno: appoggiare comunque la candidatura di von der Leyen e votarla in Parlamento, in modo da cercare di ottenere comunque uno spostamento a destra su dossier e questioni rilevanti nella prossima legislatura. È il messaggio su cui ha virato la premier e che adesso – dopo l’esclusione – Fratelli d’Italia vuole far passare. Il ministro Raffaele Fitto – in lizza per un posto in Europa – ha sottolineato come quello delle nomine non sia “l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio europeo, per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’agenda strategica”. Meloni, inoltre, vuole guadagnare un seggio importante nella futura Commissione in cambio dei suoi voti a von der Leyen. Il rischio però è di spaccare il gruppo dei Conservatori, visto che diversi partiti al suo interno vogliono rimanere fuori da questa nuova maggioranza Ursula.

A questa situazione si accompagnano anche i dubbi su quello che potrà essere il ruolo di Fitto. In tal senso, il Corriere ha sottolineato che da Bruxelles sarebbe filtrata l’intenzione di affidare all’Italia una vicepresidenza di peso con deleghe importanti. Situazione che, però, pare essere sconosciuta al governo: “Non sappiamo assolutamente nulla, e anche che alla fine sia Fitto il nostro candidato è qualcosa da maneggiare con le molle, perché al momento manca qualsiasi informazione necessaria per valutare sino in fondo l’intero dossier“, le parole che sarebbero arrivate da Palazzo Chigi.

La premier italiana Giorgia Meloni, inizialmente esclusa dalle trattative, ha ottenuto una rassicurazione significativa: Ursula von der Leyen negozierà direttamente con lei per garantire il supporto di Roma. In cambio, Meloni potrebbe ottenere un ruolo di peso nella prossima Commissione, forse una vicepresidenza esecutiva.

Se von der Leyen e Meloni raggiungeranno un’intesa, i 24 deputati di Fratelli d’Italia potrebbero votare a favore del nuovo esecutivo europeo, garantendo un margine di sicurezza maggiore.

Secondo l’agenzia spagnola Efe, uno dei sei negoziatori al tavolo ha contattato la presidente del Consiglio italiana per rassicurarla sul fatto che avrà un portafoglio di peso. La presidente della Commissione, quindi, sembra orientata a concedere al governo Meloni quello che chiede, considerando anche un avvicinamento tra le due leader negli ultimi mesi. E d’altronde la tedesca non può far finta del potere che può comunque giocare la premier italiana nei prossimi anni in Europa, forte della posizione acquisita dei Conservatori e del consenso nazionale di cui ancora gode.

Accanto a von der Leyen, ci saranno importanti novità. La premier estone liberale Kaja Kallas è pronta a prendere le redini della politica estera comunitaria. Antonio Costa, socialista portoghese, assumerà la guida del Consiglio Europeo, portando la sua esperienza e competenza al servizio dell’Unione.

Roberta Metsola, maltese in quota Ppe, è indicata come favorita per un secondo mandato alla presidenza del Parlamento Europeo. La sua candidatura ha trovato ampio consenso, nonostante le tensioni iniziali tra i Popolari e le altre forze politiche.

Il compromesso raggiunto tra i sei negoziatori – tra cui Macron, Scholz, Pedro Sánchez, Kyriakos Mitsotakis, Donald Tusk e Mark Rutte – è stato fondamentale per superare gli ultimi ostacoli. L’intesa riflette l’equilibrio geografico e politico dell’Unione, tenendo conto delle diverse sensibilità e esigenze dei paesi membri.

I socialisti, tramite la capogruppo Iratxe Garcia Perez, hanno chiarito che il loro sostegno dipenderà dal programma che von der Leyen presenterà. Una posizione simile è stata espressa dai Liberali, con Valérie Hayer che ha sottolineato l’incompatibilità dei Conservatori con la coalizione europeista.

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