La Galleria Tartaglia Arte in collaborazione con il CASC-Banca d’Italia di Roma apre la mostra fotografica “Non c’è futuro senza…” di Paolo Delvecchio. La mostra aprirà il 10 maggio e resterà aperta fino al 20 maggio prossimo. Saranno esposti 22 scatti in tiratura limitata di medio e grande formato stampati su carta fotografica e montati su supporti speciali. Il percorso espositivo sarà completata dalla proiezione di una serie di diapositive. Romano di nascita, ma milanese d’adozione, ha fatto della fotografia la sua area di competenza fin dalla prima giovinezza, all’inizio con una delle prime Polaroid in bianco e nero, e subito dopo con la Rolleiflex 6×6 senza esposimetro del padre. Trasferitosi a Milano per fare di questa passione la sua professione, ha iniziato come assistente presso lo studio fotografico di Franco Berra da cui ha imparato la cura per i dettagli e l’utilizzo delle luci da studio. Da allora ha esplorato molte aree della fotografia, da collaborazioni a New York con il fotografo di Time Life Enrico Ferorelli, a fotografo di scena con la regia di Sergio Rubini, a editoriali su riviste nazionali e internazionali. La sua attività si è articolata e variegata nel tempo, passando dalla moda all’ architettura, dai cataloghi alle pagine pubblicitarie, dai ritratti ai reportage, dai calendari all’insegnamento, sempre con la costante voglia e curiosità di esplorare nuovi ambiti e di approfondire la conoscenza e il linguaggio fotografico. In questi ultimi anni ha abbandonato la fotografia a livello professionale per aprire una casa di produzione di servizi per fotografi pubblicitari, dedicandosi contemporaneamente alla ricerca personale e alla sperimentazione. La fotografia intesa, quindi, come conoscenza ma conoscenza dei riflessi del mutevole divenire che viene impercettibilmente fissato. “Non c’è futuro senza…” è rappresentata da un manifesto con affissa la data strappata del 12 dicembre 2012, che indica la fine del mondo secondo l’errata predizione Maia. Le foto esposte parlano di un modo inesplorato di guardare dentro se stessi per scoprire un mondo di solitudine e tristezza. Del Vecchio vuole che si impari a vedere cosa c’è nella realtà, per scoprire l’essenza di quello che si osserva, e quindi a metterla in relazione con ciò che si ha dentro, proponendo un rapporto diretto con ciò che fotografa che lascia inchiodati chi si ferma a guardare le foto, stupito dal rigore e dalla indeterminatezza raffigurata che muove una lettura emozionale. Ci si ritrova a contatto con la propria interiorità attraverso tagli prospettici mediati da tagli di luce che raffigurano un mondo attraversato da tristezza e solitudine, provando lo stupore di chi percepisce l’essenza delle cose e di come vengono rappresentate e di come dovrebbero essere se mediate dalla nostra interiorità.
Marco Novellino