«La riforma di chi mi ha preceduto era andata nella giusta direzione – aveva rilevato il ministro – , perché effettivamente un arresto al quale consegue quasi immediatamente la liberazione è assolutamente irrazionale». Ben più spinosa la questione all’attenzione del Cdm. Chiamato, infatti, in questo caso, a riscrivere le norme in materia di procedibilità d’ufficio e di arresto obbligatorio in flagranza. Dopo l’entrata in vigore – il 30 dicembre scorso – della Cartabia, erano emerse gravi criticità in merito ai reati procedibili solo a querela di parte. Nel testo (ddl e non decreto) di modifica predisposto è invece scritto che la querela non è necessaria se c’è l’aggravante di mafia. In tal caso, infatti, si procede d’ufficio.
Una modifica salutata con favore dalla maggioranza e da Fratelli d’Italia in particolare. Ad esprimere «soddisfazione» a nome del partito di Giorgia Meloni è stato il senatore Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Il parlamentare ha sottolineato anche una seconda modifica, parimenti rilevante. In base alla nuova norma preparata da Nordio, infatti, non servirà la querela neppure se chi commette il reato di lesioni è già soggetto a misure di prevenzione. «In questo modo – ha concluso Balboni – il governo di centrodestra colma una grave lacuna che la riforma Cartabia aveva lasciato aperta. Con il presidente Giorgia Meloni, la lotta alla mafia si intensifica sempre di più».
Cita l’errore giudiziario sul generale dei carabinieri Mario Mori che “ha avuto una carriera rovinata senza essere risarcito”, il ministro della Giustizia, l’ex-magistrato veneto Carlo Nordio. E lo fa in uno dei passaggi del suo intervento in aula alla Camera illustrando la sua relazione sull’amministrazione della giustizia.
Ricorda poi che non saranno toccate le intercettazioni riguardanti reati satelliti di mafia e terrorismo ma, al contempo, che “l’Italia non è fatta da pubblici ministeri e il Parlamento non può essere supino e acquiescente a quelle che sono le affermazioni dei pubblici ministeri“.
Asserzioni nette, dunque, su quelle che saranno le direttrici lungo le quali si muoverà l’azione riformatrice di Nordio per far ripartire, con il piede giusto, il disastrato mondo della Giustizia in Italia.
La riforma Cartabia, osserva Nordio, ha creato criticità alle quali questo governo cercherà di rimediare con un intervento chirurgico e immediato“.
“Questo ministero ha posto come priorità argomenti che non dovrebbero essere divisivi e che riguardano l’efficienza soprattutto della giustizia civile” che, sottolinea Nordio, è “l’aspetto che in questo momento mi sta più a cuore”.
“Spero – auspica il ministro – che questo nostro programma venga al più presto attuato con il concorso delle forze della maggioranza e auspico anche con il concorso altrui”. Un appello alla magistratura di cui anche lui ha fatto parte fino a poco tempo fa e per anni.
Nordio è tornato a denunciare il dramma dei detenuti che si tolgono la vita ricordando che “i suicidi in carcere sono stati 85 nel 2022, una percentuale intollerabile” per poi affrontare la questione delle intercettazioni: “Se non interverremo radicalmente sugli abusi delle intercettazioni cadremo in una sorta di democrazia dimezzata“.
Il ministro della Giustizia precisa nuovamente che “non si è mai inteso toccare le intercettazioni che riguardano il terrorismo, la mafia e ovviamente quei reati che sono satelliti di questi fenomeni perniciosi”.
Detto questo, secondo Nordio, non si può non riconoscere le defaillance del sistema giudiziario italiano, con le sue luci ma anche con le sue ombre.
“Vorrei ricordale – dice il Guardasigilli rispondendo ad un intervento e tornando a ringraziare i Ros dei Carabinieri per la cattura di Matteo Messina Denaro – che il comandante generale dei Ros, quello che praticamente in parte ha fondato questo organismo, è stato sottoposto per 17 anni a un processo penale dal quale alla fine è stato assolto con una carriera rovinata e senza che nessuno lo abbia risarcito”
“Vi pare che questa sia giustizia?“, chiede Nordio rivolto all’emiciclo tra il brusio delle opposizioni gli applausi della maggioranza. “A me pare che quando si parla di giustizia bisogna parlare anche di errori giudiziari“.
Non fa sconti a nessuno il titolare di via Arenula. E attacca frontalmente il provvedimento firmato, all’epoca, dal suo predecessore. “Non ho avuto modo di replicare a un’osservazione dell’opposizione, secondo cui dopo la riforma Orlando del 2020 sulle intercettazioni tutte queste cose non sarebbero più accadute e il problema sarebbe stato risolto. Peccato che qualche settimana fa in Veneto siano state diffuse intercettazioni che riguardano il governatore della Regione e altre persone assolutamente estranee alle indagini, né indagate né imputate. Questo dimostra il fallimento di quella legge“.