Nota Design: Europa senza guardare

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da James Hansen il seguente articolo:

 

Europa senza guardare

È iniziata circa tre anni fa, in Internet ovviamente, come una di quelle “sfide” minori. Si doveva disegnare una mappa d’Europa “senza guardare” – cioè, senza consultare un atlante – come una sorta di prova della scarsità delle nostre conoscenze geografiche.

La cartina che appare sopra – di “produzione” americana – ne è un esempio abbastanza tipico. Dimentica il Belgio, ma del resto chi se lo ricorda? La Norvegia? La Svezia e la Finlandia ci sono. La Russia c’è sempre, bella grande, per quanto spostata un pochino a sud. La Grecia ha delle isole e l’Italia è uno stivale…

Quando però la cosa si è allargata agli europei non è andata molto meglio. A differenza degli americani, si ricordano della Norvegia, del Belgio non tanto, ma il livello di confusione relativa rispetto agli stati del Baltico – per non dire dei Balcani – è sostanzialmente simile. Molti degli autori dimostrano di sapere che lì o là qualcosa ci deve essere, ma non riescono a metterci il nome. Una selezione dei tentativi più interessanti è disponibile su Brilliant Maps.

Le mappe sono tra i meccanismi più interessanti utilizzati per organizzare visualmente l’informazione. Quelle fatte a mano sono particolarmente rivelatrici in quanto distanze e dimensioni rispecchiano in maniera immediata più la percezione emotiva che la realtà concreta. Così, ai bambini è stato chiesto di disegnare delle mappe della via seguita per andare a scuola con lo scopo di identificare i punti per loro critici del tragitto. Gli incroci non li turbano, ma la casa della vecchia che urla c’è sempre – grande come la Russia per i cittadini Usa.

A degli adulti americani invece è stato chiesto di tracciare sulla cartina quelle zone delle loro città col maggiore tasso di criminalità. Il risultato è stato interessante e forse utile. Le loro indicazioni avevano poco a che fare con i dati reali sulle violazioni criminali, ma rilevavano con precisione la variabilità della composizione razziale del territorio. I “confini” erano tracciati nettamente, ma non erano i confini che gli autori pensavano.

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