Note di Barbara Lalle per ‘Terramia’ messo in scena al Teatro Vascello di Roma

Pieno il teatro Vascello di Roma l’1 ed il 2 ottobre per lo spettacolo TERRAMIA della Compagnia Ondadurto Teatro, sotto la direzione di Marco Paciotti. Queste le due date italiane: un predebutto, prima di volare, forse navigare, per le Americhe. Più precisamente per New York, per il La MaMa Theatre.

Non è uno spettacolo convenzionale. Non è una compagnia convenzionale. Molto conosciuta in Italia ed all’estero per i suoi spettacoli di strada e per gli imponenti macchinari scenici di Lorenzo Pasquali e Massimo Carsetti, realizzati da Dario Vandelli, porta al chiuso della black box del teatro di Via Carini un’opera multimediale originale, eccentrica  e volutamente bizzarra, capace di parlare ad un pubblico ampio per molteplici codici e forme impiegate.

Siamo in un non luogo, in un non tempo seppur intuibile come un futuro distopico dal gusto retrò. Vediamo un androide, no anzi, un’androide. I generi vengono rappresentati in maniera netta. Volutamente netta. Anche nel futuro come nel presente, parebbe, non riusciremo a liberarci di loro e delle dinamiche di potere che generano ancora. Tuttora. Gli occhi digitali dell’androide sono i nostri analogici, trasportati dall’altra parte del campo visivo, dall’altra parte del palco. Su questo e da questo lei/noi vede/vediamo apparire e sparire dei quadri animati che rappresentano scorci di vita quotidiana. Sgretolata e guastata.  Si sussegue un collage ben assortito e senza stereotipi che procede e si inoltra nel disorientamento odierno e nell’isolamento che scoperchia un’identità (di genere e non) sempre meno salda.

Influencer influnezati ed influenzabili, aspiranti Chiare Ferragni, uomini e donne bloccate in modelli desueti ed opprimenti anche per il presunto sesso forte, impauriti di ogni sorta e vuoti manichini pieni di dinieghi alla vita e alle sue diversità. Chi in cerca d’amore reale, lo cerca attraverso la rete, chi cercando accettazione ed amore, trova botte. Transomofobia e tanti i temi trattati; ogni spettatore ne avrà colto qualcuno o aggiunto qualche altro. Lo spettacolo, carico simbolicamente e formalmente, si presta a questa esperienza per lo spettatore che avrà piacere a farsi trascinar dentro. Tutto in salsa postpunk, suburbana e al contempo scintillante come gli anni 60, come certi balletti che la compagnia propone. Uno spettacolo che unisce proiezioni, teatro danza con effetti luce di Roberto Mazzaro. Di parola in realtà poca, ma non sere. E’ un teatro molto visivo quello di Ondadurto. Anche per questo esportabile ottimamente.  Ottime le scelte musicali che aggiungono pulsazioni alla narrazione. Mina fra tutte. I costumi? Disegnati e realizzati da K.B. Project: vorrei tanto avere nel mio armadio il vestito dell’androide. ONDADURTO TEATRO è sostenuto da MiBAC e dal Dipartimento Cultura del Comune di Roma; ne sono contenta. Vale la pena credere in questa compagnia che ha grandi potenzialità di crescita e miglioramento. Terramia è un’ode all’amore fra umani, un invito a rimanere tali, o nei casi peggiori come quelli rappresentati nei tabeau vivant, a ritornare tali.

Barbara Lalle

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