Hanno raccolto tutti gli atti ufficiali che negli ultimi anni hanno detto che la Sardegna non vuole diventare la ‘pattumiera’ dei rifiuti nucleari prodotti in Italia. Poi li hanno messi in un plico: dai risultati del Referendum del 2011 ai pronunciamenti dei Consigli comunali e della Conferenza episcopale.
E questa mattina, nonostante la pioggia, il Comitadu NonucleNoscorie era negli uffici della sede di rappresentanza del Governo, in piazza del Carmine a Cagliari, per consegnare la documentazione.
“È la dimostrazione che la Sardegna ha sempre dichiarato in tutti i modi di non volere questo deposito – spiega all’ Bustianu Cumpostu, uno dei portavoce del movimento che ha ripreso la battaglia dopo la pubblicazione della mappa dei siti potenzialmente idonei allo smaltimento delle scorie radioattive – Stasera – annuncia – consegneremo le nostre bandiere ai sindaci che si sono dati appuntamento a Mandas. La lotta è appena cominciata”.
Per l’occasione sono state rispolverate proprio le bandiere del Referendum del 2011 e molti manifestanti hanno indossato la maglietta gialla simbolo, allora come oggi, del Comitato.
Una delegazione è stata poi ricevuta nel palazzo a due passi da via Roma. La richiesta è stata quella di trasmettere il plico a Roma, anche se i documenti sono stati comunque inviati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Presidenza della Comunità Europea. Gli atti sono relativi al Referendum del 2011, alle leggi e ordini del giorno regionali, alle delibere dei Comuni e delle Province, alla determinazione della Conferenza Episcopale Sarda. Per i prossimi giorni il Comitato, “considerato l’allarme che ha suscitato la minaccia nucleare che la Sardegna sta subendo, si riserva, a seconda dell’evolvere della questione, di chiamare a mobilitazioni di massa nel non rispetto delle norme restrittive anti Covid imposte dai Dcpm” al popolo sardo.
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