Al via il ‘nuovo corso’ della Cisl. La conferenza di organizzazione si è aperta oggi a Riccione a battezzare il rinnovamento del sindacato. Un nuovo assetto e nuove regole di vita per aprire al rinnovamento e al ‘ringiovanimento’ della dirigenza della confederazione e chiudere così i conti con un passato recente e archiviare la stagione degli scandali, dalla pensione d’oro dell’ex leader Raffaele Bonanni ai mega stipendi di alcuni dirigenti sindacali. Saranno circa mille i delegati che affolleranno il palazzo dei Congressi tra incontri, tavole rotonde e dibattiti a cui parteciperanno i leader di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta, che, da ex segretario confederale Cisl, per un giorno ritornerà alle origini. A chiudere la quattro giorni sindacale il segretario generale Anna Maria Furlan che consegnerà al voto della convention la Cisl che verrà. Una Cisl, come già tratteggiato in questo mese di assemblee preparatorie, che punta molto su un’operazione trasparenza con cui prevedere non solo regole ferree sulla distribuzione delle risorse drenate con il tesseramento ma anche un regolamento a maglie strette sugli stipendi di tutto il gruppo di vertice di via Po. E se da ora il 70% degli introiti versati dagli iscritti dovrà tornare ai territori e ai luoghi di lavoro in funzione di autofinanziamento, stessa sorte toccherà a qualsiasi emolumento aggiuntivo venga percepito dai dirigenti sindacali. Stop a gettoni di presenza o altri compensi in busta paga, dunque, secondo il nuovo motto per cui ‘si viene pagati una volta sola’. Non solo. Per i dirigenti ci sarà l’obbligo di pubblicare sul sito del sindacato il quadro C della propria dichiarazione fiscale contenente redditi da lavoro, autonomo e da pensione secondo i dettami di un nuovo codice etico di comportamento in via di preparazione. La nuova Cisl punta però anche a ringiovanire il ponte di comando riducendo l’età media dei dirigenti, attualmente over 50, e tagliando i tempi del mandato sindacale che al momento prevede la possibilità di ‘regnare’ ai vertici delle strutture sindacali anche per 16 anni consecutivi. Una manovra di ‘svecchiamento’ che si accompagna alla nuova norma secondo cui nessun pensionato potrà sedere al vertice di organismi che non siano la Federazione nazionale dei pensionati. ‘Troppi pensionati nelle categorie’, è il nuovo slogan . E poi, meno vertici e più squadra e un nuovo ‘codice etico di comportamento’