Nuovo Governo e iter consueto di formazione

Per la formazione del nuovo governo si parte dalle ‘consultazioni’ ma l’iter è complesso. Eletti Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana presidenti delle Camere, ci sarà l’elezione dei capigruppo dei gruppi, entro il 20 ottobre. Poi, il Presidente della Repubblica terrà le consultazioni per incaricare il nuovo presidente del Consiglio. Servono una serie di passaggi istituzionali per avere il governo ‘in carica’.

A normare la formazione del governo c’è, in realtà, solo l’articolo 92 della Costituzione che, assai stringato, recita solo che: “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Nel mezzo, cioè in oltre 70 anni, c’è stato di tutto: prassi, consuetudini e loro rotture.

Il presidente della Repubblica convoca le consultazioni. La data cerchiata in rosso è il 20 ottobre, giorno più probabile per l’apertura delle porte dello studio alla Vetrata, dove Sergio Mattarella riceve le delegazioni di gruppi/partiti. Sempre per prassi, salgono al Quirinale gli ex presidenti della Repubblica (Napolitano), i due presidenti delle Camere (La Russa e Fontana) e i capigruppo dei gruppi presenti in Parlamento. Le coalizioni possono presentarsi in un’unica delegazione o divisi per partito e qui la domanda ‘politica’ è se il centrodestra andrà divisa o unita. Le consultazioni potrebbero durare un giorno e mezzo, al massimo. Tra il 21 sera e il 22 ottobre, Meloni potrebbe ricevere l’incarico di governo.

Sempre in quelle ore Mario Draghi, premier ancora in carica per gli affari correnti, atterrerà a Roma di ritorno dal suo ultimo Consiglio Ue. E’ qui il primo ‘allungo’ sulla tempistica. Si è convenuto, in via informale, che era meglio che, a Bruxelles, al Consiglio Ue, andasse Draghi, non Meloni. Il premier ancora in carica informerà Mattarella nell’abituale pranzo al Quirinale del 19 ottobre. Dopo, ecco iniziare le consultazioni.

Una volta che il presidente della Repubblica conferisce l’incarico al presidente del Consiglio, questi accetta con riserva e conduce sue ‘consultazioni’ con i partiti disposti a sostenere il suo esecutivo. Si scrive il programma e stila una lista di ministri. In uno o due giorni tali ‘consultazioni’ finiscono.

Se le consultazioni del premier incaricato hanno esito positivo, questi torna al Quirinale, scioglie la riserva e viene nominato presidente del Consiglio. All’uscita dalla alla Vetrata, dove aver parlato con il Capo dello Stato, legge la sua lista dei ministri.

Il giorno dopo, o poche ore dopo lo scioglimento della riserva, il presidente del Consiglio e i ministri giurano, al Quirinale, nelle mani del capo dello Stato. Senza troppi intoppi, il governo Meloni potrebbe dunque giurare già negli ultimi giorni di ottobre.

Sceso dal Colle, il premier va a palazzo Chigi, sede del governo, dove viene accolto dal premier uscente. Al primo piano, nel salone delle Galere, il premier uscente consegna al nuovo la campanella, il cui trillo da’ inizio alla riunione del Consiglio dei ministri.

A quel punto, il nuovo presidente del Consiglio riunisce, per la prima volta, il Consiglio dei ministri e nomina il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cdm (che verbalizza le sedute) e assegna le deleghe ai ministri ‘senza portafoglio’, cioè privi di spesa. Il governo è così ufficialmente in carica e può iniziare a varare decreti legge e disegni di legge.

Una volta giurato, il premier si prende uno o due giorni per scrivere il discorso programmatico con cui si presenterà alle Camere (si dovrebbe cominciare da Montecitorio) per chiedere la fiducia, entro 10 giorni dall’incarico. Una volta incassata la fiducia, l’esecutivo è nel pieno delle sue funzioni e può iniziare a lavorare.

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