Nel nuovo Pd di Elly Schlein non c’è alcuna tendenza verso i liberaldemocratici, questo è chiaro, a partire dal cosiddetto organigramma. Andrea Marcucci, già capogruppo del Partito democratico al Senato, spiega a Linkiesta il primo vero effetto causato dalle scelte della neosegretaria: il lento ma inesorabile isolamento dell’ala riformista dem dalle decisioni del partito. Un cambiamento che non riguarda solo la nomina dei fedelissimi nei posti cruciali di comando, ma che investirà in futuro anche la linea politica, finora ancorata sull’atlantismo e il riformismo: «Vedremo come muterà il posizionamento politico sui singoli temi. Faccio una previsione: cambierà tanto».
Finora la segretaria non si è molto esposta sull’agenda politica, lo farà presto in nome di una sorta di mandato elettorale ricevuto con il 53,8 per cento delle primarie. Il Pd si caratterizzerà come un partito spostato del tutto a sinistra, quando invece la sua origine è sempre stata di centrosinistra. È una scelta politica, del tutto legittima, che lo fa diventare il contenitore di tutte le piazze, come afferma il capogruppo Boccia.
Il lato riformista del partito viene oscurato nonostante il lato Bonaccini tra gli iscritti ha preso il 52,9 per cento, Schlein solo il 34,9 per cento.
C’è ancora cautela nell’esporsi direttamente, ma il profilo di quello che viene definito nuovo Pd, sta emergendo e, anche se lentamente, sta nascendo il partito unico dei liberali e dei popolari. Calenda e Renzi hanno sempre dichiarato di voler aprire le porte a tutti i riformisti e c’è una parte dell’Italia, che per cultura o per le idee che professa, rischia di non essere più rappresentata. La svolta a sinistra del Pd e il posizionamento marcatamente sovranista di Forza Italia, crea oggettivamente spazio a una formazione politica con le caratteristiche immaginate da Renzi, Calenda e dai liberali.
Serve una forza politica che assuma il tema della crescita economica, e che sia europeista e atlantista non a giorni alterni. In base agli ultimi sondaggi il Pd è cresciuto, ma togliendo i voti al M5s. Mentre il Terzo Polo ha ormai superato di molto Forza Italia. Che il Pd sottragga voti ai Cinquestelle è oggettivamente un fatto molto positivo e che lo faccia, assumendo anche le battaglie di Conte, è più discutibile. Francesco Boccia “chiama” Giuseppe Conte e lo invita ad una “aggregazione” delle forze di sinistra per contrastare il governo Meloni. Le alleanze si fanno prima sulle visioni comuni e poi sui programmi. In Parlamento occorrerà uno sforzo di comprensione e dialogo per mettere in difficoltà la destra.
“Le diverse sensibilità sono una ricchezza. E noi vogliamo partire da ciò che ci unisce: il rispetto per la vita, un lavoro dignitoso per tutti, la libertà personale, la difesa del pianeta. Sono sicurissimo che una sintesi e possibile. Bisogna armarsi non tanto di pazienza, quanto di buona volontà”, afferma Boccia, che sottolinea: “Il nostro obiettivo è diventare il partito di maggioranza che fa da magnete per tutte le forze politiche progressiste alternative alle destre. Non facciamo corse sugli altri”.
Boccia che ricomincia dal Movimento 5 stelle con il ‘nuovo Pd’ parte male: urge chiarimento della leader per capire se il capogruppo parla per sé o per conto di lei.
Nell’intervista alla Stampa Boccia, che nel giro schleiniano è il solo a pensare la politica come una volta, afferma che «Elly non ha in mente un partito movimentista ma un partito che sia una casa dei movimenti, sono due cose diverse»: il che è vero, almeno nel senso che un partito «casa dei movimenti» è una cosa che non significa niente, stante il fatto – che la segretaria potrebbe spiegarli – che i movimenti non hanno bisogno di case, sono movimenti con la loro autonomia, il che non cancella l’impressione che il Pd di Schlein per ora assomigli più a una partito radicale di massa che insegue le proteste sui temi civili, più che un partito che punti a una riforma organica del Paese.
Ma lui obietta che «non c’è nulla di radicale, c’è una bussola: la difesa degli ultimi». Che è un’altra affermazione un po’ generica, si possono «difendere gli ultimi» in modo radicale, persino impolitico, o estremista, senza una visione generale o lo si può fare tenendo conto delle complessità, della necessità di compromessi in vista di avanzamenti graduali. Ecco la linea politica di Boccia: «Giuseppe Conte è una persona seria e intelligente, penso che non ipotizzi alcuna concorrenza. Mi sembra evidente che la posizione del Pd e quella del M5s abbiano punti di convergenza». Tipo l’Ucraina???
Le alleanze si fanno sui programmi, ma soprattutto sui valori, il primo tra i quali per un partito come il Pd dovrebbe essere quello della difesa della libertà dei popoli dagli attacchi di Paesi reazionari, una difesa che per Conte è lettera morta, e l’ex premier sopravvive politicamente solo grazie alla demagogia sul reddito di cittadinanza, ma non ha un minimo di seguito sul territorio, non ha dirigenti che parlano al Paese e nemmeno un programma degni di questo nome.
Elly Schlein dovrebbe fuggire dal profilarsi di un nuovo incubo giallorosso creando una carta identitaria che scansi i radicalismi e dovrebbe nominare, martedì prossimo, una segreteria di persone serie, magari anche con esterni autorevoli. Altrimenti potrebbe correre il rischio di essere bocciata prima del tempo…