Un nuovo metodo di screening per individuare precocemente e più efficacemente il cancro alle ovaie, una neoplasia spesso diagnosticata quando ormai è in fase avanzata. Nella Giornata mondiale del tumore ovarico, che si celebra oggi, i ricercatori dell’University College di Londra rivelano di aver messo a punto un test del sangue in grado di scovare il doppio dei casi di tumore ovarico rispetto ai metodi tradizionali, candidato ideale per effettuare screening di massa sulla popolazione femminile. Testato su un vastissimo campione di donne, l’esame ha permesso di individuare sul nascere l’86% dei casi di tumore ovarico epiteliale invasivo, mentre il test convenzionale utilizzato in precedenti studi clinici o nella pratica clinica avrebbe identificato meno della metà di queste donne, rispettivamente il 41% e il 48%. Il nuovo esame si basa sulla misurazione delle variazioni nel sangue dei livelli di una proteina chiamata CA125, associata al cancro ovarico. Come spiegano i ricercatori sul Journal of Clinical Oncology, ciò consente una previsione più accurata del rischio individuale di una donna di sviluppare il cancro rispetto ai test tradizionali. Uno di questi, infatti, è sempre un test del marcatore CA125 ma guarda a un valore preciso della proteina per identificare una possibile anomalia (più di 35U/ mL). Ma alcune donne, dicono gli scienziati dell’UCL, possono avere valori molto elevati di questa sostanza e non avere il cancro, mentre altre con livelli al di sotto di questa soglia potrebbero manifestare la malattia. Per provare l’efficacia del nuovo metodo sono state coinvolte oltre 46 mila donne over 50 in post menopausa, seguite per 14 anni durante i quali effettuavano uno screening multimodale ogni anno. Oltre a questo, il loro sangue è stato testato anche per i livelli di proteina CA125. I valori venuti fuori sono stati elaborati con un algoritmo statistico per interpretare il rischio di sviluppare il tumore ovarico tenendo conto di vari fattori, tra cui l’età, i livelli originari di CA125 e i cambiamenti del valore nel tempo. Le donne che mostravano aumenti eccessivi di questa sostanza venivano invitate a fare un’ecografia. In questo modo è stato possibile diagnosticare sul nascere l’86% dei casi di tumore all’ovaio. Questi risultati sono molto incoraggianti, ha detto Usha Menon, principale autore dello studio. Mostrano che l’uso di una strategia di diagnosi precoce in base al profilo CA125 ha migliorato significativamente il rilevamento del cancro rispetto a quanto osservato in studi di screening precedenti. Tuttavia è ancora presto per dire se il test consente di avere diagnosi tempestive utili a salvare tante vite umane. Solo alla fine di quest’anno, quando saranno disponibili i dati completi del trial, si potrà capire se i casi di tumore sono stati individuati abbastanza in tempo da garantvivenza delle pazienti. Secondo i dati dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), in Italia ci sono circa 37 mila donne malate di questa neoplasia e ogni anno vengono diagnosticati 6.000 nuovi casi. Il cancro ovarico è una delle prime cinque cause di morte per tumore tra le donne tra i 50 e i 69 anni.