Al Senato si è svolta la riunione dei deputati e senatori Pd competenti in materia di riforme per concordare le modifiche al ddl costituzionale. All’incontro presenti per il governo il ministro Maria Elena Boschi e il sottosegretario Luciano Pizzetti. Hanno partecipato, in rappresentanza dei senatori, la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro, il capogruppo Luigi Zanda e la capogruppo in commissione Doris Lo Moro, esponente della minoranza Dem. Per la Camera presenti il capogruppo Ettore Rosato, il capogruppo in commissione Emanuele Fiano e, per la minoranza, Barbara Pollastrini. L’incontro era stato sollecitato dal premier e segretario del Pd Matteo Renzi, nel corso dell’assemblea del gruppo Pd a Palazzo Madama. I nodi principali da sciogliere sono quelli delle competenze del Senato e del metodo di elezione dei futuri senatori. ‘Un primo incontro, una discussione preliminare’, così Luigi Zanda ed Ettore Rosato hanno definito l’incontro: ‘Ci vedremo e sentiremo tutti i giorni fino a martedì, quando la commissione è possibile che inizi a esaminare gli emendamenti. Oggi ci siamo dati un programma definendo l’oggetto, con l’obiettivo di arrivare a una soluzione che chiuda un accordo positivo’. Lavoriamo ad una soluzione che sia condivisa tra Camera e Senato, perché ovviamente ci auguriamo che questa sia la lettura definitiva, dice il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, sottolineando come, in questo primo incontro, si è entrati a parlare nel merito di un po’ di argomenti: ‘Nei prossimi giorni continueranno i confronti e il lavoro, perché sappiamo che comunque i tempi stringon. Non esiste al mondo che si possa mettere la fiducia su un articolo della Costituzione, nemmeno in Azerbaigian, .risponde il sottosegretario Luciano Pizzetti a chi, al termine del tavolo tecnico del Pd sulle riforme a Palazzo Madama, gli domanda se il governo metterà la fiducia sull’articolo 2 del ddl Boschi. ‘Chi vuole andarsene da Berlusconi, Renzi, Salvini, vada. Grazie alla nostra scelta il governo fa le riforme, riprendono i consumi, gli indicatori sono tutti in crescita. E noi andiamo avanti con il nostro progetto per dare voce ai moderati italiani nel governo. Ogni volta che hanno detto che avevamo problemi siamo diventati di più’, ha detto il leader di Ncd Angelino Alfano. Vero è che il rischio che la maggioranza numerica per l’approvazione della riforma del Senato non ci sia si fa sempre più concreta. La parte su cui si sprecano le dichiarazioni è quella che fa riferimento ai futuri senatori, che saranno consiglieri regionali e sindaci indicati dai consigli regionali. La minoranza Pd vuole assolutamente che questi consiglieri siano eletti, e siano i cittadini a decidere chi andrà al Senato. Renzi invece non vuole toccare un articolo già passato dalla doppia approvazione. Un possibile compromesso vuole che i futuri senatori vengano sì eletti, ma in maniera decisamente indiretta, ovvero segnalando già sulla scheda di comunali e regionali chi dei nomi in ballo andrà al Senato in caso di elezione. In questo modo Renzi eviterebbe di fare una clamorosa marcia indietro sull’elettività dei nuovi senatori, mentre la minoranza eviterebbe di trovarsi con un Senato di nominati. Ma questo non si può fare senza toccare l’articolo 2, che dice che la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti. A Palazzo Madama siederanno in 100 in luogo dei 315 di oggi, così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Saranno i Consigli regionali a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà in proporzione alla loro popolazione ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato di questi ultimi sarà di sette anni e non sarà ripetibile. Andranno quindi a sostituire i senatori a vita e saranno scelti con gli stessi criteri, ovvero, cittadini che hanno illustrato la patria per i loro altissimi meriti. Si tratterà, quindi, di senatori non più eletti direttamente dai cittadini, ma si tratterà invece di una elezione di secondo grado che vedrà approdare in Senato sindaci e consiglieri regionali e il primo rinnovo del Senato li vedrà eletti tutti contemporaneamente, dopodiché la loro elezione sarà legata al rinnovo dei consigli regionali. Il sistema sarà proporzionale per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione. I consiglieri regionali e i sindaci che verranno eletti al Senato non riceveranno nessuna indennità, il che dovrebbe portare allo Stato un risparmio di oltre 50 milioni di euro ogni anno. Con risparmi che dovrebbero arrivare grazie all’unificazione degli uffici di Camera e Senato. Palazzo Madama avrà molti meno poteri e verrà superato il bicameralismo perché non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua funzione principale sarà quella di funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica, che poi sarebbero regioni e comuni. Potere di voto vero e proprio invece il Senato lo conserverà solo riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute e ratifiche dei trattati internazionali. Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. ‘Potrà esprimere, non dovrà’, su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi perché gli emendamenti andranno consegnati entro 30 giorni. Poi, la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa la situazione per quanto riguarda le leggi che riguardano i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. In questo caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio, le proposte di modifica vanno consegnate entro 15 giorni e comunque l’ultima parola spetta alla Camera. Il potere del governo cambierà radicalmente e le regole per emettere i decreti legge diventano più rigide, dovranno recare misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. I provvedimenti governativi ritenuti essenziali, in compenso, dovranno essere votati dalla Camera entro il termine tassativo di 60 giorni, passati i quali il provvedimento sarà posto in votazione senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. Con la modifica del Titolo V della Costituzione viene rovesciato il sistema per distinguere le competenze dello Stato da quelle delle regioni. Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva su politica estera, immigrazione ed altro. Aumentano i poteri della Corte Costituzionale, che potrà intervenire, sempre su richiesta, con un giudizio preventivo sulle leggi che regolano elezioni di Camera e Senato. La Consulta dovrà pronunciarsi entro un mese, mentre la richiesta va fatta da almeno un terzo dei componenti della Camera. In questo modo si eviterà di avere una legge elettorale per anni e anni salvo poi scoprire che si tratta di una legge incostituzionale. Non sono più previsti i delegati regionali e si modifica il quorum. Nei primi quattro scrutini è necessario il quorum dei due terzi, dal quinti all’ottavo dei tre quinti, mentre dopo l’ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Cambiano le regole per la raccolta firme e il raggiungimento del quorum, e viene introdotto il referendum propositivo o di indirizzo. Matteo Renzi, non intenzionato a rimettere in questione l’articolo 2 del ddl sull’eleggibilità dei senatori e l’unico punto si cui si può discutere è la restituzione di alcune funzioni a Palazzo Madama.
Cocis