Barack Obama ha preso impegno nel corso della seduta comune di deputati e senatori di intervenire sul fronte delle diseguaglianze sociali senza attendere il Congresso definendo il 2014 come l’anno dell’azione. Con il Discorso sullo Stato dell’Unione, Obama ha riconosciuto gli errori fatti ed ha apertamente dichiarato che la presidenza uscirà dalle sabbie mobili in cui è finita grazie anche alla bocciatura delle sue proposte da parte dei repubblicani che con la maggioranza al Senato di fatto controllano Capitol Hill. Pertanto la politica del cavaliere solitario Obama sarà incentrata su decreti ed ordini esecutivi, annunciando che ci sarà un decreto per aumentare i salari minimi, ed un più che auspicabile provvedimento che permetterà a milioni di lavoratori a basso reddito di accedere alla pensione. Obama ha dichiarato:”Farò tutto quello che i miei poteri mi permetteranno, anche senza il consenso del Congresso, per dare maggiori possibilità alle famiglie americane.” Di fatto però la reale portata dei suoi provvedimenti sarà solo simbolica, visto che il provvedimento riguarderà solo le poche migliaia di dipendenti pubblici. Obama spera forse così di dare un segnale al settore privato ed ha poi promesso riforme su immigrazione e scolarizzazione, che di fatto sono state già in precedenza bocciate dal Congresso. In realtà il discorso di Obama davanti al Congresso avrà una valenza squisitamente ed esclusivamente politica. Il discorso di ieri era fatto in vista delle elezioni di Medio Termine e diceva alla Nazione che metteva al centro l’ingiustizia sociale e la necessità di aiutare la middle class, chiedendo al contempo di cambiare gli equilibri e di non lasciare il predominio ai repubblicani. Obama in realtà ha commesso troppi errori e non è riuscito a portare nulla a casa dal Congresso perdendo il braccio di ferro con i repubblicani. La sua originaria promessa di cambiare Washington è naufragata. Così, in vista delle elezioni di Medio Termine, spera di raccogliere frutti per vincere a novembre le elezioni di partito. Con la Casa Bianca e il Congresso in mano ai democratici, la posta sarebbe l’egemonia progressista in politica per i prossimi venti anni.
Roberto Cristiano