Il rischio maggiore per l’esecutivo Letta, in questo momento, è che l’emergenza generata da questa interminabile crisi gli inibisca di alzare lo sguardo e di osare. Bisogna guardare il Paese dall’alto ed ascoltare il disagio di tutti, compreso quello di chi tace. Ad esempio quello dei talenti che abbandonano il Paese perché non vedono prospettive che possano realizzare i loro sogni dopo anni di intenso studio, di quegli imprenditori che dislocano le loro attività in quei paesi che li mettono in condizione di rendere più competitive le loro produzioni. E’ la sfida alla globalizzazione sfrenata e senza regole che un unico diktat”cambiare o soccombere”. Bisogna che si colgano tutte quelle opportunità che il mercato offre e rinunciare a quelle rigidità frutto di interessi corporativi ancestrali che non sono altro che un freno per le immani risorse materiali ed intellettuali che il Paese può esprimere. E’ impensabile combattere la crescente disoccupazione ricorrendo alla cassa integrazione che sta per diventare per lo stato un cappio che prima o poi finirà per strangolare tutti beneficiari compresi. Basta con le spese assistenziali ed improduttive che se fossero state impiegate con oculatezza avrebbero sicuramente protetto meglio le famiglie e le imprese. Quindi occorre cambiare il welfare, individuare i nuovi deboli ed abbattere le fonti delle diseguaglianze. Come non rendersi conto che ci sono 15 milioni con tutte le tutele previste dalla legge e ben 7 milioni praticamente in balia dei mercati. La verità che si nasconde o quanto meno si cerca di edulcorare è che si cambia per tutti o si cambia per pochi a danno di tutti. Quindi la classe dirigente in parole chiare dissimula ciò che in realtà ha ben compreso e cerca di allontanare nel tempo i conti con una realtà estremamente incandescente che cova una rabbia pronta ad esplodere. Ma una buona amministrazione può sottrarre il Paese al declino e scongiurare il default annunciato per la fine del 2013. Sono solo le riforme serie ed uguali per tutti ci possono salvare.Il resto è un modo per traccheggiare e continuare a difendere rendite di posizioni ormai indifendibili e di cui pagheremo un amaro prezzo.
Tags Andrea Viscardi editoriale
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