L’Ocse prevede che Italia nel 2012 sarà in recessione, con un Pil in calo dello 0,5% e chiede al nuovo governo Monti di applicare “le misure di emergenza varate dal precedente esecutivo per portare il bilancio in pareggio nel 2013, oltre ad avviare subito, in contemporanea, importanti riforme strutturali per favorire la crescita”. Assieme all’Italia anche Grecia, Portogallo e Ungheria. Meglio di Roma, ma con una crescita limitata allo 0,3%, Francia e Spagna, mentre il Regno Unito crescerà dello 0,5%. E’ questo il quadro sull’economia europea che emerge dall’Outlook dell’Ocse, che stima nel 2012 un calo del 3% per la Grecia (dopo il -6,1% di quest’anno), del 3,2% del Portogallo (-1,6% nel 2011) e dello 0,6% dell’Ungheria (+1,5% nel 2011). Nel 2013, poi, saremo quelli che cresceremo meno: solo dello 0,5% come Grecia e Portogallo.
Crescita Pil: previsioni al ribasso. “La stretta di bilancio – si legge nell’Economic Outlook dell’Ocse – combinata con un rallentamento della domanda globale e con una debole competitività , peserà sulla crescita a breve termine, ma è necessaria per assicurare progressi alla sostenibilità di bilancio”. L’Ocse rivede al ribasso le sue stime sulla crescita del Pil italiano, che nel 2011 si attesterà a +0,7%, contro il +1,1% stimato a primavera e nel 2012 subirà una contrazione di mezzo punto percentuale, contro un iniziale +1,6%.
Conti Pubblici. Per il 2013 l’Ocse prevede una ripresa a +0,5. L’istituto parigino stima un deficit al 3,6% del Pil nel 2011, migliore del 3,9% previsto a maggio e all’1,6% nel 2012, migliore dell’iniziale 2,6%. Per il 2013 prevede un deficit praticamente in pareggio, allo 0,1% del Pil.
Debito. Per quanto riguarda il debito, l’Ocse lo stima al 127,7% del Pil nel 2011, contro una previsione del 129% a maggio e al 128,1% nel 2012, in rialzo rispetto al 126,8% di questa primavera. La disoccupazione crescerà: nel 2011 si attesta all’8,1%, nel 2012 salirà all’8,3% nel 2012 e all’8,6% nel 2013, mentre la crescita dei salari sarà moderata.
Inflazione moderata. L’inflazione “sarà moderata, dopo l’assorbimento dell’impatto dell’aumento dell’Iva”. Nel 2011 i prezzi saliranno al 2,7% dall’1,6% del 2010, per poi scendere all’1,7% nel 2012 e all’1,1% nel 2013. La crescita del Pil dell’Italia, scrive l’Ocse, “sarà in qualche modo più alta se l’azione decisiva del nuovo governo porterà giù in fretta gli spread e ripristinerà la fiducia.
Tuttavia la programmata stretta di bilancio è molto severa, richiederà una forte determinazione da parte del nuovo governo e potrebbe avere effetti di contrazione più forti di quelli da noi previsti”.
Pareggio di bilancio nel 2013. L’Ocse suggerisce al governo Monti di puntare al pareggio di bilancio nel 2013, di ridurre il debito e varare le riforme strutturali per rafforzare la crescita economica. Il governo Monti, si legge nel rapporto dell’Ocse, “ha poco spazio di manovra nell’azione di bilancio”. Deve rafforzare il consolidamento e, se necessario, “introdurre ulteriori strette di bilancio per rimettere in ordine i conti”. Per l’istituto parigino, il Proff deve seguire la strada di un “restringimento della spesa, piuttosto che aumentare le tasse”. “Nuove amnistie fiscali sarebbero controproducenti”. Inoltre Monti deve andare avanti “il più presto possibile” con il programma tracciato dalla lettera di intenti che il governo Berlusconi ha scritto all’Unione europea. Il mercato del lavoro ha bisogno di “un aumento di flessibilità e di ridurne la sua frammentazione”.
Inoltre l’Ocse suggerisce una moderazione salariale e per il pubblico impiego “un buon segnale” sarebbero “tagli dei salari nominali e differenziazioni regionali”.
Inoltre da Parigi giunge l’invito a migliorare la competitività del sistema liberalizzando le professioni liberali e i servizi all’impresa. “La privatizzazione dei servizi pubblici locali – si legge nel rapporto – e la creazione di regolatore indipendente migliorerebbero l’efficienza”. Un aiuto alla concorrenza e un sollievo per il debito pubblico potrebbero venire da “privatizzazioni a livello nazionale” e da misure per favorire l’ingresso di investitori stranieri anche nel settore finanziario.