Oggi, 15 febbraio, il cda della Stretto di Messina esaminerà relazione del progetto definitivo dell’infrastruttura: costi aumentati di 3,5 miliardi rispetto al 2011

Il prossimo step per il Ponte sullo Stretto  è fissato per oggi, 15 febbraio, con il cda della società Stretto di Messina, concessionaria pubblica del Ponte, esaminerà la relazione di aggiornamento del progetto definitivo dell’infrastruttura. Prima conferma prevista: il “prezzo” dell’opera crescerà da 8,5 miliardi a 12 miliardi, soprattutto per via dell’adeguamento del costo dei materiali, a quasi tredici anni dalla precedente versione del luglio 2011.

Sono 3,5 miliardi di euro in più, un numero identico a quello del più recente taglio di risorse per il Sud: il definanziamento (esattamente da 3,5 miliardi) del fondo pensato proprio per colmare il divario sulle infrastrutture. Dopo la conferma arrivata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha ammesso che quei fondi non ci sono più.

Le modifiche tecniche al progetto sono tutto sommato marginali: le integrazioni riguarderanno l’adeguamento alle nuove normative (antincendio e sicurezza del trasporto ferroviario), le opere compensative, qualche aggiustamento di raccordi sul territorio. Dopo l’ok alla relazione, Salvini porterà al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) il documento che comprende anche il cronoprogramma e il piano finanziario, consentendo all’opera di completare la valutazione di impatto ambientale (non c’è ancora una pronuncia definitiva), la conferenza di servizi (che aveva approvato il progetto), il parere dei Beni culturali (che va integrato).

Sono step burocratici importanti, soprattutto per le imprese: l’approvazione del Cipess è attesa per maggio e darà il via ai pagamenti ai progettisti e al consorzio appaltatore Eurolink, guidato da Webuild. Il consorzio, negli ultimi mesi, ha rimesso in moto il progetto e lavorato senza compensi aggiuntivi per l’adeguamento progettuale.

C’è un passaggio chiave anche sull’adeguamento del prezzo totale: dovrà fermarsi a 12,5 miliardi anche per evitare di far salire i costi aggiuntivi oltre quel 50% che automaticamente farebbe scattare l’obbligo di rifare la gara.

Pietro Cucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, ha confermato l’obiettivo di aprire i cantieri nell’estate 2024. L’orizzonte è luglio.

La prima pietra si tradurrebbe, secondo un approfondimento del Foglio, nell’avvio della bonifica degli ordigni bellici e nella realizzazione delle casette per gli operai. Attività, tutto sommato, più simboliche che sostanziali: il “cuore” del Ponte partirà invece nel 2025, quando si prevede che progetto esecutivo sia completato e approvato.

A latere restano i discorsi sulle risorse sottratte a Calabria e Sicilia e reindirizzate sulla grande opera. I governatori Roberto Occhiuto e Renato Schifani restano favorevoli, ma dietro le quinte c’è una vera e propria battaglia: le Regioni provano a trasformare il loro Sì al Ponte in risorse da investire sui territori.

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