Dutch Finance Minister and chair of the eurogroup Jeroen Dijsselbloem, walks past the media after a meeting of eurozone finance ministers at the EU LEX building in Brussels on Tuesday, July 7, 2015. Greek Prime Minister Alexis Tsipras was heading Tuesday to Brussels for an emergency meeting of eurozone leaders, where he will try to use a resounding referendum victory to eke out concessions from European creditors over a bailout for the crisis-ridden country. (ANSA/AP Photo/Michel Euler)

Oggi a Eurogruppo la nomina del successore di Dijsselbloem

 I ministri dell’economia e delle finanze della zona euro a giugno avevano rimandato di un mese l’elezione del presidente dell’Eurogruppo perché non volevano prendere una decisione così importante sotto la pressione del caos greco. Ma dopo un mese, la situazione è sempre la stessa, e oggi non potranno più rinviare la scelta della loro guida per i prossimi due anni e mezzo. La scelta, a maggioranza semplice, è tra due candidati: l’olandese Jeroen Dijsselbloem, attuale presidente, e lo spagnolo Luis De Guindos, a cui la Germania aveva promesso sostegno quando ci fu la divisione delle poltrone del Consiglio e della Commissione. Anche se l’emergenza greca dovesse trovare una soluzione positiva entro il summit di domenica, l’elezione sarà comunque condizionata dal dossier. In caso di accordo, da lunedì ci saranno da negoziare tutte le condizioni del terzo salvataggio, scrivendo un nuovo ‘Memorandum’ e fissando il calendario degli esborsi. Che saranno, come prima, certamente legati a delle riforme precise che Atene dovrà fare. L’atteggiamento del presidente dell’Eurogruppo, che negozia personalmente i dettagli, sarà fondamentale. Dijsselbloem, che al momento avrebbe il sostegno maggiore, è un laburista e quindi in quota socialista nella spartizione delle poltrone Ue, ma che in questi anni ha seguito la linea tedesca senza mai opporsi, venendo da un Paese ‘falco’. In questi ultimi mesi di negoziati con Atene si è impegnato per mediare, assieme al Juncker, fino a scrivere di suo pugno le proposte assieme al team dei negoziatori. De Guindos è della famiglia popolare, quindi la Merkel difficilmente potrà ritirargli l’appoggio dato a novembre scorso, anche se molto soddisfatta del lavoro di Dijsselbloem.

 

Ma lo spagnolo viene da un Governo che ha pagato sulla sua pelle le dure condizioni del salvataggio europeo e, prima che si candidasse ufficialmente, era tra i più intransigenti con Atene. Nelle ultime settimane ha ammorbidito la sua posizione ma, con Podemos in casa pronto ad accusarlo di non essere riuscito a far avere alla Spagna le concessioni che potrebbe spuntare la Grecia, è difficile che possa mostrare troppa disponibilità.

 

 

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