L’ultimo giorno da presidente del consiglio inizia con l’amaro in bocca per Silvio Berlusconi. Di mattina presto, la prima bordata a sostegno del governo tecnico in Italia arriva da Tokyo e porta il nome di Christine Lagarde. “Conosco bene Mario Monti. Ho molta stima e rispetto per lui. Penso che sia una persona estremamente competente con la quale, in ogni caso, ho sempre avuto un dialogo allo stesso tempo produttivo ed estremamente intenso”. Il direttore generale del fondo Monetario internazionale, in poche battute, da il via libera ad un governo guidato dal rettore della Bocconi. Altre soluzioni, fa capire, non sarebbero “gradite” dal mondo economico internazionale.
Intanto Silvio Berlusconi, dopo l’approvazione della legge di stabilità, si recherà oggi al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Il capo dello Stato procederà con le consultazioni per arrivare, entro domenica, ad assegnare il nuovo incarico. L’esecutivo dovrebbe essere pronto per l’apertura dei mercati.
Per il Colle c’è solo il nome di Mario Monti, altre soluzioni non sarebbero tanto gradite. Il neo senatore a vita resta anche il candidato delle opposizioni, compresa l’Idv ora disponibile a dare il suo appoggio ma solo a determinate condizioni. Il Cavaliere non scioglie ancora le riserve e frena sul nome dell’economista nel tentativo di domare la rivolta nel suo partito contro un esecutivo tutto tecnico. L’ultima parola sarà data dalla direzione nazionale del partito e, per raffreddare gli animi, lancia nella mischia il nome di Angelino Alfano. Una ipotesi che viene immediatamente bocciata da Massimo D’Alema. “Assolutamente no. Non credo che questa sarebbe la soluzione. Non so se un governo di questo genere avrebbe la maggioranza”. La Lega Nord ribadisce la sua contrarietà a Monti e avvisa il Cav che l’alleanza è a rischio.
Napolitano aspetterà di concludere il giro di consultazioni prima di prendere una decisione sull’incarico anche se la vicenda appare già decisa. Anche di fronte alla contrarietà del Pdl il Colle potrebbe decidere di conferire lo stesso l’incarico all’ex commissario europeo. Una soluzione da prendere o lasciare: unica alternativa sarebbero le elezioni che nessuno vuole. Il Quirinale vigila con attenzione l’evolversi della situazione perché Napolitano, costretto dal precipitare della situazione, sta “forzando” la mano e vuole una soluzione rapida per far uscire il Paese dal pantano.
Monti, dal canto suo, va avanti, continua a limare la sua ‘ricetta per l’Italia’ da sottoporre al Parlamento. La sua forza viene dalla ripresa dei mercati: da quando è diventato presidente del consiglio “in pectore” i mercati hanno reagito bene dando una boccata di ossigeno all’economia italiana. Inoltre ha ricevuto il semaforo verde dall’establishment internazionale e dai big della finanza. Ma proprio su questo aspetto ci si augura che Napolitano, che con coraggio ha preso in mano le redini della politica, possa consigliare al professore di riconsiderare il ruolo delle banche, non estranee alla destabilizzazione dell’economia, e indirizzarle verso “una finanza etica”.
Domenica sera o, al più tardi, lunedì mattina , Mario Monti potrebbe essere il nuovo premier con un incarico pieno. Al Quirinale porterebbe la sua lista di dodici ministri tutti tecnici. Entro la metà della settimana prossima potrebbe ricevere la fiducia di Camera e Senato.