Oggi, al Festival di Venezia, sarà il giorno di Vasco Rossi. Sarà presentato, infatti, un documentario dal titolo: “Questa storia qua”, sul rocker italiano di Alessandro Paris e Sibylle Righetti (il film sarà proiettato in 200 sale italiane tutte esaurite).
Purtroppo i fan di Blasco non potranno vedere il loro beniamino in passerella al Lido a causa dei suoi problemi di salute, ma non poteva di certo mancare il suo commento su Facebook: il documentario “e’ un’opera molto poetica”.
“Questa storia qua” ripercorre la sua “vita spericolata” partita da Zocca, il “paesello natio”, come proprio egli lo chiama, tra quei boschi che amava perlustrare da ragazzo insieme con gli amici d’infanzia. Sul grande schermo passano in rassegna le foto di famiglia, le registrazioni radiofoniche, alcuni filmati di concerti e le interviste agli amici cari, tra cui Gaetano Carreri degli Stadio, testimone dell’esplosione del fenomeno. E poi ci sono le sue canzoni storiche, da “Albachiara” a “Bollicine”, da “Vita spericolata” a “Liberi Liberi”, da “Siamo solo noi” a “Jenny”. Si va indietro nel tempo per conoscere la vita della rockstar “che ha le sue controindicazioni incredibili”, dichiara Vasco nel film.
Si viene a contatto con aneddoti curiosi: “Vasco non era mai pronto a fare i compiti”, dichiara la madre Novella, che il figlio descrive come “allegra anche se soffriva di depressione”. “Non avrei mai pensato di fare il cantautore – racconta Vasco – di certo non il ragioniere, sarei morto, pensavo più che altro al camionista, come mio padre”. Invece si e’ messo a fare il dj “perchè era più facile avvicinare le donne”, dice lui.
Comunque da piccolo Vasco aveva già una passione per la musica. Cantava le canzoni di Sanremo e aveva anche partecipato al concorso “Usignolo d’oro” di Modena che aveva vinto all’età di otto anni. Poi fece un’audizione con la maestra di Gianni Morandi che gli disse che non avrebbe mai fatto carriera da solista. Allora fondò il gruppo The Little Boys, poi diventato The Killers. “Vasco piaceva alle donne, era molto sensibile, solare e nello stesso tempo malinconico – dichiara Giulio Santagata, uno dei componenti della band – si e’ messo a fare il cantante perchè aveva bisogno di autostima”.
“Non mi sento un fenomeno, ho dei momenti di genio ma per il resto vacillo nella normalità – dichiara Blasco – per mio padre non ero mai bravo”. Con gli amici fondarono Punto Radio, poi si realizza il sogno: la pubblicazione del primo singolo. I due registi si soffermano anche sul rapporto contrastato con il chitarrista Massimo Riva, deceduto nel 1999 per overdose di eroina. Vasco ricorda anche quando fu arrestato per possesso di droga: “Mi misero cinque giorni in isolamento, i minuti non passavano mai”. La popolarità lo costrinse a frequentare meno Zocca e per qualche mese all’anno si trasferì a Los Angeles dove poteva vivere una vita normale, “qui non mi conosce nessuno”.
Il documentario uscirà nelle sale il 7 settembre.