Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto Milleproroghe con la formula ‘salvo intese’ e al decreto intercettazioni. La riunione è durata circa sette ore.
Nella bozza in entrata del decreto milleproroghe viene previsto che in caso di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o autostrade, in attesa di individuare un nuovo concessionario, la gestione può passare all’Anas. Al concessionario è dovuto il valore delle opere realizzate, le penali e gli altri costi da sostenere in conseguenza dell’estinzione del rapporto, a meno che lo stop alla concessione sia per suo inadempimento.
Italia viva in Consiglio dei ministri “non ha votato” le norme inserite nella bozza di decreto Milleproroghe sulle concessioni autostradali e l’innovazione digitale. Lo spiegano fonti qualificate di Iv al termine del Cdm, spiegando di aver messo a verbale il dissenso su quelle norme, nell’ambito del decreto approvato salvo intese.
L’associazione dei concessionari autostradali Aiscat “esprime sconcerto e incredulità per l’articolo 33 del Dl Milleproroghe” sulla revoca delle concessioni. “Sembra inficiato da forti dubbi di incostituzionalità”, “genera una gravissima lesione dello Stato di diritto, in quanto modifica per legge e in modo unilaterale i contratti in essere tra lo Stato e i concessionari autostradali”: provvedimento che “rischia di provocare conseguenze estremamente gravi nei confronti di diverse società concessionarie, in particolare di quelle quotate in Borsa”.
Salta di nuovo la norma “per assicurare la continuità” delle funzioni dell’Autorità nazionale anticorruzione. Una nuova bozza del Milleproroghe non contiene più il passaggio che attribuiva al componente del consiglio con maggiore anzianità l’esercizio delle funzioni di presidente, ruolo ricoperto da Raffaele Cantone fino al 23 ottobre 2019. Il tema era affrontato anche in un emendamento alla manovra poi non ammesso.
Inoltre il Cdm ha rinviato l’approvazione del Piano per l’Innovazione digitale. “C’è bisogno di un approfondimento e le norme, frutto di un’intesa nella maggioranza, potranno essere inserite in un emendamento in sede di conversione del decreto”, ha detto il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.