Un’inchiesta reportage a puntate, un formato poco frequentato in Italia e una tematica dolorosa che ha riportato il pubblico indietro negli anni: SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano, la prima docu-serie originale italiana Netflix, con la regia di Cosima Spender, è da buoni 15 giorni tra i prodotti della piattaforma più visti in Italia e anche all’estero. Da noi fa discutere, riaccende il dibattito sul tema dei metodi di Vincenzo Muccioli, riapre ferite per chi ha vissuto quegli anni e fa conoscere alle nuove generazioni un passato dimenticato.
Sviluppato, scritto e prodotto da Gianluca Neri, è anche l’esordio di una nuova società di produzione, 42. Realizzato avendo a disposizione “51 fonti di archivio, tra cui le Teche Rai di cui è stato utilizzato il 26% delle immagini sulla durata totale. In tutto centinaia di ore per visionare le quali c’è voluto almeno un anno – racconta in un’intervista all’ANSA Neri spiegando un processo di indagine lunghissimo -. I mesi di riprese sono stati due, poi un anno di post produzione-montaggio”. Vi aspettavate tanto clamore? “Un po’ sì, ma certo non tutto questo. La cosa interessante è il pubblico, immaginavamo di poter coinvolgere ‘reduci’ di quegli anni invece ci sono tantissimi giovani ai quali abbiamo raccontato un mondo che neppure immaginavano”.
Nel corso delle puntate lo spettatore si ritrova sulle montagne russe: i racconti di oggi con le testimonianze del tempo, le cronache dei processi, le madri in piazza, “tante volte ci siamo commossi anche noi durante il montaggio, certe cose ti fanno un po’ torcere lo stomaco, ti fanno pensare. Per questo anche il futuro della 42 sarà cosi: raccontare in profondità storie di questo tipo, senza avere presunzioni, preconcetti. E questo vale per tutti i formati, non faremo solo documentari”.
Tra i progetti, il primo riguarda il caso di Yara Gambirasio, la 13enne uccisa in provincia di Bergamo (la Cassazione giusto due giorni fa ha accolto le richieste della difesa di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva. Dunque il processo potrebbe riaprirsi): Neri tra l’altro ha seguito in passato, come consulente, tutte le udienze. Poi la Uno Bianca, la serie di crimini, ben 103, della banda guidata dai fratelli Savi, poliziotti, in Emilia-Romagna tra il 1987 e il 1994: anche su questa vicenda la casa di produzione sta lavorando, “ma prima ancora potrebbe andare in onda – anticipa Gianluca Neri – un progetto proposto alla società da Selvaggia Lucarelli: Kids don’t lie, i bambini non mentono che ripercorre il filo, ingarbugliato, di casi strumentalizzati con al centro l’infanzia tra Rignano Flaminio e Bibbiano”.
Corteggiato da società più affermate e dalle piattaforme, Neri (ideatore dei premi web Macchianera) sottolinea che non ci sono ancora accordi con Netflix, Sky o altro, al momento. E che tra i “41 progetti in cantiere” c’è la trasposizione in docu-serie della storia di Gianni Franciosi, l’infiltrato tra i narcos (c’è già stata una miniserie con Giuseppe Fiorello), realizzata da Matteo Caccia autore di un podcast sul tema, La Piena. E poi una novità: il debutto cinematografico: la 42 ha acquisito i diritti del memoir di Vittorio De Sica, La porte del cielo (edito da Avagliano), per una coproduzione con gli Stati Uniti in cui potrebbe esserci il coinvolgimento di Christian De Sica che da sempre coltiva il sogno di raccontare la storia paterna e di quei primi anni faticosi della prima metà del secolo scorso.