Sono passati sette mesi, dall’omicidio di Antonio Zito, il giovane ucciso a Palermo ed i carabinieri non hanno smesso di cercare i colpevoli. Le numerose ricerche ed indagini hanno portato i militari ad incastrare i tre presunti killer. Per Carmelo Ferrara di 33 anni, Pietro Mazzara di 25 anni e Maurizio Pirrotta di 28 anni, tutti con precedenti penali, si sono aperte le porte del carcere. Le attività investigative furono avviate già il 18 dicembre 2012, quando i familiari di Zito ne denunciarono la scomparsa. Alle prime luci dell’alba, di mercoledì 19 dicembre 2012, un contadino segnalò, nel territorio del comune di Santa Flavia, in contrada Spedalotto Valdina, una zona agricola nei pressi dell’abitato di Bagheria, la presenza del corpo carbonizzato di un uomo. Il cadavere, reso irriconoscibile dal fuoco, risultava essere proprio quello di Antonino Zito, identificato grazie ad alcuni tatuaggi e soprattutto, alla fede nuziale. Il giovane palermitano era già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti penali, in quanto legato al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti. Il corpo presentava, agli esiti dell’esame autoptico, un foro alla testa, segno di un unico colpo di arma da fuoco, sparato dall’alto verso il basso, risultato fatale alla vittima che si trovava, presumibilmente, seduta o in ginocchio al momento dell’omicidio. L’autopsia escluse dunque che Zito fosse morto per le fiamme che ne avevano avvolto il corpo, riconducendo la combustione ad un momento successivo alla sua morte, verosimilmente ad opera degli autori dell’omicidio, al fine di eliminare tracce del crimine e ostacolare l’identificazione del cadavere. Le testimonianze dei parenti della vittima hanno permesso di localizzare la presenza del congiunto, ancora in vita, nel tardo pomeriggio del giorno precedente, martedì 18 dicembre, presso una baracca appartenente a Carmelo Ferrara. Circostanza, questa, ritenuta sin da subito rilevante, nonchè inscindibilmente collegata alla scomparsa dello Zito poichè la perdita delle sue tracce, tra le ore 18.30 e 19.00, risulta contestuale all’incendio che alle ore 18.45 avvolge la baracca, distruggendola completamente. Secondo gli investigatori, i tre avrebbero agito in concorso, uccidendo Zito nel chiosco con un’arma illegalmente detenuta, allo stato ancora non rinvenuta e appiccato l’incendio del chiosco per cancellare ogni traccia del delitto. Le indagini, inoltre, hanno fatto luce anche sui traffici di stupefacenti nella piazza di spaccio di Bonagia, tuttora oggetto di approfondimento investigativo.
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