Grigoletto, pilota 32enne e titolare dell’ Alpi Aviation do Brasilera è il padre del bambino di Marilia Rodrigues Silva Martin, 29 anni, ucciso nell’ ufficio a Gambara (Brescia) giovedì corso. La conferma arriva dal test del Dna. Lo stesso Grigoletto ha ammesso la paternità, ribadendo però la sua innocenza. Tuttavia resta in carcere perché “ha dimostrato una totale assenza di scrupoli nel porre in essere un’azione criminosa gravissima e violenta, in danno ad una giovane donna incinta, peraltro debilitata dalla difficile gravidanza”, scrive il gip Francesco Nappo, aggiungendo: “rimane in carcere, in attesa di un eventuale ricorso al Riesame, anche per il “concreto pericolo di fuga” ed un ”altrettanto concreto pericolo di reiterazione dei delitti”.Per il giudice il 32enne ha una ”personalità negativa” evidenziata dalla ”particolare gravità” e dalle ”modalità di svolgimento assolutamente allarmanti” del delitto. Anche di fronte al giudice, nell’udienza di convalida del fermo in carcere, l’uomo ha negato qualsiasi responsabilità. Per gli inquirenti, Grigoletto, che pochi mesi prima aveva avuto un figlio dalla moglie, uccidendo l’amante, voleva eliminare ”un ostacolo alla ritrovata serenità familiare”. Pendono sul titolare dell’Alpi Aviation do Brasil, molte accuse anche se l’avvocato di Grigoletto incalza: non ci sono prove.
Ma c’è altro. Pare infatti che Marilia volesse tornare a vivere in Brasile, togliendo così alla società di Grigoletto, già in difficoltà, una figura fondamentale per i contatti oltreoceano, che per di più era senza stipendio da due mesi. Proprio dopo aver appreso questa notizia potrebbe essere nato il litigio che ha portato alla morte della giovane donna, che aveva lesioni al volto, al collo, al torace e alle gambe.
Sembrano essere stati un corpo a corpo i suoi ultimi istanti di vita, tanto che anche Grigoletto avrebbe riportato ferite al volto, collo e braccia; la sera di giovedì si sarebbe persino fatto medicare una mano dalla moglie. Intanto altri, nuovi indizi concorrerebbero a far convergere sul datore di lavoro i sospetti degli investigatori: il ritrovamento, in un cassetto della scrivania dell’uomo all’aviosuperficie di Bedizzole, di uno scontrino relativo all’ acquisto di acido muriatico e di ammoniaca, poi ritrovati sulla scena del crimine.