Antonio De Marco, il 21enne studente di Scienze infermieristiche arrestato lunedi’ sera perche’ sospettato del duplice omicidio di Daniele De Santis e della sua compagna Eleonora Manta, avrebbe progettato di immobilizzare i due fidanzati per seviziarli e, infine, di lasciare una scritta a suggello del suo gesto. E’ quanto emergerebbe dalle indagini dei carabinieri, in particolare da quanto e’ stato trovato nell’appartamento di via Montello, dove Daniele ed Eleonora si erano trasferiti per avviare una stabile convivenza. E’ stato lo stesso procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, a fare cenno a delle fascette stringitubo ritrovate in casa, materiale che poteva probabilmente servire all’omicida per legare le due vittime e, forse, torturarle, seguendo un macabro disegno.
De Marco avrebbe alloggiato nell’abitazione di via Montello fino al 28 agosto, dove aveva affittato una stanza servitagli come appoggio nel capoluogo salentino per poter frequentare i corsi universitari presso l’ospedale Vito Fazzi. Secondo quanto si apprende da ambienti vicini alla famiglia De Santis, proprietaria dell’alloggio di via Montello, Antonio De Marco non avrebbe dato adito ad alcun genere di sospetto, comportandosi sempre in modo rispettoso. Usciva da casa la mattina e tornava la sera, senza dare alcun fastidio. All’apparenza, insomma, il 21enne di Casarano dava l’impressione di essere un ragazzo come tanti altri, ma avrebbe nascosto un lato oscuro, quello che, secondo la ricostruzione della Procura, lo avrebbe nello stesso tempo portato a pianificare freddamente l’uccisione dei due giovani. “Questo e’ rinvenibile sia dalle attivita’ di ispezione che il soggetto ha fatto nei giorni precedenti – ha specificato il procuratore Leonardo Leone De Castris – e anche durante la giornata dell’episodio, sia dall’esame e dalla interpretazione del bigliettino perso dal soggetto, laddove non soltanto vi e’ uno studio dell’itinerario da seguire per evitare le telecamere e, quindi, per agire in sicurezza, ma purtroppo anche la programmazione dell’azione omicida che doveva essere preceduta da una attivita’ preliminare prodromica all’omicidio”. Tutti elementi che “ci fanno propendere per l’ipotesi che l’omicidio dovesse essere una rappresentazione”, ha concluso il magistrato.