Una lettera di tre pagine in cui ammette la sua colpevolezza. Destinatario della missiva il cappellano dell’ospedale di Rho (Milano). Dopo la telefonata: “Mi chiamo Mario, sono stato io ad uccidere Yara”, ha detto. Un mitomane o il vero assassino della ragazzina uccisa a Brembate di Sopra il 26 febbraio 2011. E ‘ su questo che indagano gli inquirenti, che stanno cercando di risalire a questo misterioso individuo, come lo definisce ‘L’Eco’ di Bergamo.
L’uomo qualche giorno fa aveva anche scritto sul registro della Chiesa: “Vi prego, informate la polizia di Bergamo: qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio. Che Dio mi perdoni!”. Poi martedì scorso il cappellano dell’ospedale di Rho, don Antonio Citterio, sotto lo zerbino della porta di casa ha trovato una busta contenente una lettera. Tre fogli scritti a penna e firmati da un certo ‘Mario’, che non ha lasciato il cognome, tantomeno indizi utili al suo rintraccio. “Sono stato io a scrivere il messaggio sul libro delle preghiere in chiesa”, avrebbe ammesso nella missiva. Il contenuto della lettera, nei dettagli, è top secret e al vaglio degli inquirenti. Alla lettera è seguita una telefonata alla portineria dell’ospedale: “Buongiorno, mi chiamo Mario, sono malato di cancro. Sono io l’autore del messaggio in chiesa su Yara. Volevo solo sapere se il cappellano ha ricevuto la mia lettera”. Ora la polizia sta cercando di appurare la verità. Che sia questa la strada giusta per permettere alla piccola Yara di riposare, finalmente, in pace?