“Il primo sos viene inviato alle 2.28 dell’11 marzo da Alarm Phone che ha ricevuto la chiamata dall’imbarcazione in pericolo”: Sea Watch ha deciso di pubblicare sui social gli audio delle conversazioni con la Libia e l’Italia in relazione al barcone che poi si è ribaltato con 47 persone a bordo. Nell’audio si sentono i colloqui intercorsi tra l’aereo della Ong Sea Bird, che per primo ha avvistato l’imbarcazione, e gli altri protagonisti entrati nell’operazione, il mercantile giunto in aiuto e i Centri di coordinamento del soccorso marittimo di Tripoli e Roma.
La Ong, in particolare, accusa Roma di aver riattaccato il telefono senza rispondere alla domanda su chi fosse l’autorità responsabile del soccorso del barcone. Il primo contatto tra l’equipaggio di terra del Sea Bird e l’Mrcc di Roma sarebbe avvenuto alle 17.06. “Avete un aggiornamento della situazione?”, chiede la Guardia costiera. “L’imbarcazione è seguita solo dal mercantile di cui vi abbiamo informato. Chi è responsabile ora per questo caso visto che il centro libico non è in grado di rispondere?”, avrebbero chiesto dalla Sea Bird. “Ok, grazie per l’informazione, bye”: è la risposta di Roma, che secondo Sea Watch avrebbe poi riattaccato il telefono.
La Guardia costiera, però, come si legge sul Corsera, ha precisato: “Nessuno ha riattaccato in faccia il telefono, come dimostra lo stesso audio, l’ufficiale ha chiuso cortesemente la chiamata ringraziando e salutando. Non siamo tenuti a dare informazioni a chi ci chiama. Noi riceviamo le informazioni, non le diamo. Le sale operative di emergenza avevano già processato le informazioni ed erano già operative. In un primo momento i libici hanno coordinato l’intervento perché era di loro competenza. In queste situazioni se uno Stato non ce la fa chiede il supporto di altri Stati, in questo caso noi. Che infatti abbiamo inviato tre mercantili verso la barca e che siamo stati gli unici a intervenire”.