Ooops

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da James Hansen:
Nel novembre del 1866 il Segretario di Stato americano William Seward inaugurò l’uso del
primo cavo telegrafico permanente sotto l’Atlantico con un cablogramma diplomatico di 780 parole.
Il messaggio, cifrato, fu trasmesso in gruppi numerici. Sfortunatamente, Seward ignorava la regola
della nuova Anglo-American Telegraph Company secondo la quale i messaggi numerici
dovessero essere trasmessi scrivendo le singole cifre per esteso con lettere dell’alfabeto: “123”
diventava per esempio “ONE TWO THREE” e così via, facendo crescere il testo fino a 3.772
parole. Peggio, l’azienda imponeva una speciale tariffazione raddoppiata per i messaggi cifrati.
Il telegramma finì per costare Seward la somma allora fantastica di $19.540, tre volte il suo
stipendio annuo. Fece causa per non pagare, ma perse, tirandosi addosso il sarcasmo dei giornali.
Molto più di recente, nel 1998, la Nasa perse ogni contatto con la sonda
Mars Climate Orbiter
—costata
$125 milioni—solo perché qualcuno mancò di convertire alcune misure inglesi nei diversi valori richiesti
dal sistema metrico. In entrambi i casi, semplici sviste hanno avuto pesanti ripercussioni.
In agosto uno studio di Ronald Brown, della
School of Public Health and Health Systems
della University of
Waterloo (Canada)
apparso nel
Public Health Emergency Collection
dell’University of Cambridge—ha
rivelato che, per un errore banale, una relazione trasmessa ai primi di marzo al Congresso Usa da parte
del
National Institute of Allergy and Infectious Diseases
(NIAID) americano ha sopravvalutato di ben dieci
volte il tasso stimato di mortalità da Covid-19 tra la popolazione nazionale, scatenando il panico e la
confusione che sappiamo: non solo negli Usa, ma inf luenzando le azioni di governi in tutto il mondo.
I suoi estensori hanno fatto confusione tra due categorie di dati dai nomi molto simili —
Case Fatality
Rate
e
Infection Fatality Rate
— ma fondamentalmente distinte. Il primo valore, il CFR, è la misura della
mortalità tra i casi diagnosticati e confermati, mentre il secondo, l’IFR, indica il tasso di mortalità tra
tutti i contagiati, asintomatici e “non-diagnosticati” compresi. Combinando “mele e arance”, applicando
cioè il livello di letalità tra i sicuramente malati all’incidenza sulla popolazione molto più estesa dei
contagiati ma “apparentemente sani”, si era arrivato a una conclusione davvero allarmante—che
l’epidemia Covid avrebbe ucciso dieci volte il numero di vittime di una “normale” stagione inf luenzale.
Niente di tutto questo deve suggerire che il Covid non sia terribilmente pericoloso, tanto meno che
“non esista”, come propone una sparuta minoranza di “negazionisti”. Però, oltre al comprensibile
imbarazzo, restano dei problemi, per esempio: quando i casi mortali nella popolazione risultano inferiori
alle proiezioni, come facciamo a sapere se ciò dipende dalle precauzioni imposte—mascherine,
quarantene, social distancing
et al
—oppure semplicemente perché siamo partiti da una base di calcolo
iniziale troppo alta? Tutto ciò senza arrivare al fortissimo impatto economico delle difese anti-Covid.
Mentre i dati sui contagi tornano a salire, i governi un po’ ovunque meditano di reintrodurre rigide
forme di nuovi lockdown e quarantene. Sarà difficile rimettere il tappo nella bottiglia sociale. Il terrore
dei primi mesi è passato e l’epidemia, se non “normale”, almeno è diventata “familiare”. Però, uccide lo
stesso. Non buttate le mascherine…

Circa Redazione

Riprova

Omaggio a Vittorio De Sica

A cinquant’anni dalla scomparsa di Vittorio De Sica, avvenuta il 13 novembre del 1974, la …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com