Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio a margine dell’udienza preliminare sul caso Open Arms. Il senatore, dopo la decisione del gup, ha scritto su Facebook: “Rinviato a giudizio. ‘La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’. Articolo 52 della Costituzione. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio Paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro. Prima l’Italia. Sempre”.
Nell’udienza del 17 aprile, il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha rinviato a giudizio Matteo Salvini, che dovrà comparire in aula a Palermo il prossimo 15 settembre. Il gup ha quindi accolto la richiesta della procura di Palermo secondo la quale Salvini avrebbe impedito, illegittimamente, alla nave della Ong Open Arms di attraccare a Lampedusa, con a bordo 147 migranti soccorsi in mare.
Nell’agosto 2019 entra nel Canale di Sicilia la nave della Ong spagnola Open Arms, con a bordo 147 migranti.
Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, è accusato di sequestro di persona per aver impedito l’attracco a Lampedusa, costringendo la nave a sei giorni in mare senza comunicare un porto sicuro.
La memoria difensiva depositata da Salvini, 110 pagine, fa leva sul fatto che l’Italia non sia “mai stata competente secondo il diritto internazionale per l’indicazione del Pos in quanto, anche a voler escludere la possibilità di una competenza libica, lo Stato responsabile per il rilascio del Pos era la Spagna, quale Stato di bandiera della nave Open Arms, e, limitatamente al terzo episodio, Malta“.
Per la difesa del leader del Carroccio, “l’individuazione dello Stato su cui gravano gli obblighi derivanti dalla Convenzione Sar, infatti, non dipende dalla scelta della nave privata che effettui il salvataggio. Nel caso di specie, la realizzazione di tutti gli eventi in questione avvenne nelle zone Sar di responsabilità della Libia e di Malta, escludendo un collegamento ‘territoriale’ con l’Italia”.
Per questo motivo, “il provvedimento assunto dai ministri Salvini, Trenta e Toninelli il 1 agosto 2019 era pienamente legittimo, essendo stato adottato ai sensi del cosiddetto decreto Sicurezza bis e conformemente alle norme internazionali, che consentono a uno Stato di interdire l’accesso al proprio mare territoriali, qualora la nave sia impegnata in attività di scarico di persone in violazione delle leggi e dei regolamenti di immigrazione vigenti nello Stato costiero”.
“Ed in ogni caso – si legge nel documento – l’inconsistenza dell’ipotesi di reato (di sequestro di persona) è stata già evidenziata in punto di insussistenza, in capo all’Italia, dell’obbligo di fornire un ‘luogo sicuro’ secondo le citate norme internazionali e, quindi, di inesistenza di una posizione di garanzia in capo al ministro dell’Interno”.
In aula per l’ufficio inquirente c’erano il Procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e il pm Gery Ferrara. Il caso Open Arms venne sbloccato dall’intervento della Procura di Agrigento che, dopo avere accertato con un ispezione a bordo le gravi condizioni di disagio fisico e psichico dei profughi trattenuti sull’imbarcazione, ne ordinò lo sbarco a Lampedusa. La difesa di Salvini nel corso dell’arringa ha sostenuto che la decisione del senatore, dettata dall’esigenza di tutelare i confini nazionali e che comunque fosse stata presa dall’intero Governo. Inoltre, secondo l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore del leader della Lega, alla Open Arms era stata offerta la possibilità di attraccare sia a Malta che in Spagna: la ong avrebbe rifiutato entrambe le opzioni dirigendosi verso Lampedusa. All’udienza preliminare si sono costituite 21 parti civili: oltre a 7 migranti di cui uno minorenne, Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), Arci, Ciss, Legambiente, Giuristi Democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete, Oscar Camps, comandante della nave e Ana Isabel Montes Mier, capo missione Open Arms.
“È veramente triste, in termini di giustizia, vedere una richiesta di archiviazione da parte del procuratore a Catania e vedere a Palermo, per fatti sostanzialmente identici, un rinvio a giudizio”, dichiara Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. “Mi spiace per Salvini perché un processo non lo si augura mai a nessuno, ma tanto di cappello per averci messo la faccia sia a Catania che a Palermo e soprattutto per aver rivendicato il suo agire giusto e corretto da ministro degli Interni nella difesa dei confini. Mi spiace che Salvini debba affrontare un procedimento secondo i tempi lumaca della giustizia italiana, un processo che durerà anni, mi spiace per lui umanamente, ma almeno in fase dibattimentale ci sarà l’occasione per far emergere i fatti alla luce in maniera evidente Male che ci sia un processo, bene che ci sia una fase dibattimentale per fare emergere il ruolo del presidente del Consiglio e degli altri ministri coinvolti. Ma non solo – conclude l’esponente leghista – occorre ribadire il ruolo della politica che non può soggiacere a chi deve solo applicare le leggi e non deve fare valutazioni su decisioni che sono solo politiche”.
L’udienza preliminare non deve valutare se sussiste o meno la responsabilità penale dell’imputato, ma se ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e non ci sono elementi per decidere un proscioglimento. E secondo il gip gli elementi per un proscioglimento non c’erano. E’ in sintesi la motivazione con cui il gip di Palermo Lorenzo Jannelli ha disposto il rinvio a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio del leader della Lega
L’ex ministro dell’Interno ha poi commentato con la stampa: “Passare per sequestratore, proprio no. Idea ridicola. Mi dispiace per i miei figli ma cristianamente sopporto”. E ha aggiunto: “La verità verrà fuori al processo, la nave spagnola ha rifiutato il porto. E’ un processo politico. Mi chiedo quanto costa agli italiani. Sul banco degli imputati dovrebbe esserci chi mette a rischio la vita delle persone. Serve riforma della giustizia”.
“Siamo soddisfatti, il processo a Matteo Salvini segna un passaggio importante per il nostro Paese. La difesa dei diritti umani, dei più sofferenti, dei più deboli non può essere violata per ragioni politiche, di braccio di ferro con l’Europa o per propaganda”. Cosi gli avvocati di parte civile, in rappresentanza di Legambiente, Daniela Ciancimino e Corrado Giuliano commentano il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso Open Arms.
“Il rinvio a giudizio di Matteo Salvini è un problema che riguarda la magistratura, per la quale evidentemente l’allora Ministro non ha rispettato la legge. Tuttavia c’è sempre una presunzione di innocenza e va rispettata, il rinvio a giudizio è la constatazione che anche i giudici di primo grado ritengono che abbia sbagliato, è una ulteriore conferma di quello che è avvenuto nell’anno in cui Salvini era a capo del Viminale”, dice Salvatore Martello, sindaco di Lampedusa.